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venerdì 14 agosto 2015

Requiem in Aeter

Ode funbre per il nonno.
30-04-1921    11-08-2015


St. Panteleimon the healer, Nicholas Roerich, 1916





Sorrido di gusto

il gusto di sapori tanto arcaici quanto intramontabili

del primitivo che si fa primordiale.

E quindi Eterno.

Il futurò sarà antico, non ci sono dubbi.



Francobolli di memorie, su lettere senza destinatario e mittente,

che volteggiano come stormi al vento

senza mai posarsi sulla polvere del mondo.

Particole di tenera innocenza.

Sempreverde Arcadia.



Mi hai iniziato ai misteri della Natura

accompagnadomi sui sacri sentieri dei fossi prosciugati

le cui sponde, fresche e selvagge

ospitano segreti indicibili

protetti da lunghe lenzuola di rovi

ricamate con fili di nidi ormai sventrati

e orlate con spine sorelle dei denti di squalo

guardiane fedeli che morsicano i profanatori e gli intrusi.


Legni,coppi e mattoni: gli stracci rimasti addosso alle cascine abbandonate

le cui patine e tinte sono capovalori di Nessuno.

Rovine di terracotta che sembrano ergersi dai campi argillosi senza l'aiuto dell'uomo.

Templi pagani per conigli crocifissi, squartati e scuoiati su travi di rovere duro come il marmo

con i gatti che ronzano intorno come eccitate Erinni, in trepida attesa di visceri e budelli.

Braci calde e pulsanti

mozziconi di stelle.



Mi raccontavi delle tue gesta di piccola faina che zompava sugli alberi per rubare uova piumate

inermi geodi viventi.

Ti ammiro

cordone ombelicale, viscerale, con i cacciatori e i raccoglitori

di lumache furibonde

di frutti proibiti.

Scultura di ricordi incisi sulla pelle, così sottile eppur così profonda,

increspata, secca, rugosa

pergamena di Nag Hammadi

con i vangeli più sacri che hanno scandito e trascritto un'esistenza intera.

Mi ritrovo a tradurre e interpretare quei codici miniati,

quelle lingue sepolte,

quelle tradizioni tradite

da diluvi di inciviltà,

da cieli notturni trilunari

eppure restano minuscoli, rinsecchiti scheletri , lettere sigillate, rebus insoluti.

E tra le righe, scorgo un significato nascosto, uno strato ancora sepolto.

Intravvedo le vene, bluastre e verdastere

filoni inesauribili di lapislazzuli e malachite

che s' intrecciano come vimini per tutto il tuo corpo.

E io lo piccono con avido furore

per suggere un poco di quel nettare

sangue del mio sangue.

E brindare con te.

Nel calice innalzato

il cosmo intero


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