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mercoledì 12 agosto 2015

Le tragicomiche domenicali della bassa.Prima parte.(titolo provvisorio)

Una tiepida Domenica mattina di fine Maggio, 9.00 A.C.
Subburbi di Cremona, Subbaqqui del Po, su Rieducational Channel!

" Tesoro, vado a vedere sul piacentino se hanno pronte un pò di ciliege, lì al posto dell'anno scorso. Poi passo in edicola per il giornale, ti serve qualcosa ?"
Mi guarda con occhi sgranati: "Ma, caro, sei sicuro? Te la senti? Va bene, va bene, se ne hai proprio voglia, guarda, prendimi Donnola Moderna, c'è un bell'inserto su come cacciare quei gran polli degli uomini che fanno i galletti, cuocerseli a s-puntino per poi spolparli fino all'osso!"
"D'accordo, certo che ne ho voglia, appena finisco la spesa, vado in quella nuova edicola che rimane aperta anche di Domenica mattina, lì in via Fegatini."
Mi stò già dirigendo verso la porta, contento di poter assaporare di li a poco le primizie emiliane, quando sento un gran taccheggiare di tacchi sul pavimento, come se mi avessero sguinzagliato nel corridoio Bucefalo in persona ( in cavallo) a ballarmi il tip e tap; in realtà è solo mia moglie che corre verso di me tenendo un piccolo oggetto in mano che evidentemente vuole consegnarmi, quasi mi fossi dimenticato qualcosa di tremenda importanza.
"Aspetta! Attima un aspetto! Ti devo dare questo." Si avvicina con movimenti aggraziati e sguardo serio, come se il momento fosse solenne, per infilarmi al collo una medaglietta devozionale di S. Itario.( Meno male, per un attimo avevo pensato che stesse per mettermi il cappio al collo, come aveva imparato sul numero precedente di Donnola Moderna).
Non avevo mai visto in mia moglie un tale afflato religioso, la scruto incuriosito e poi, inarcando il sopracciglio, abbasso lo sguardo su quello strano oggetto: rigiro tra le mani la medaglietta che pensavo metallica, invece la scopro essere di ceramica bianca smaltata, scorgo anche una minuscola firma: Ideal Standard.
"Ma che ti salta in mente tesoro?"
"Sù sù, poche ciance, non iniziare a lamentarti come al solito, ti tornerà utile, vedrai!Vai adesso!"
E mi sospinge delicatamente fuori dalla porta.
"Màh! Valle a capire a monte ste donne!" Borbotto appena fuori dal suo raggio uditivo.
Accontono per il momento la questione san itaria e mi dirigo alla macchina.
Dopo averla messa in moto ed aver percorso poche centinaia di metri, ancora immerso nelle arterie cittadine, mi sopravviene un pensiero, anzi un ricordo fulmineo, angosciante, icomincio a sudare freddo e mi dò una manata sulla fronte esclamando a voce alta: " Ossignur! Ecco perchè mi ha chiesto se davvero ne avessi voglia, ecco perchè mi ha messo addosso questa stupida medaglietta per proteggermi dalle sventure! Me ne ero completamente dimenticato! E' dall'anno scorso che non andavo più sul piacentino a prendere la frutta! E chi ci pensava più ?!"
Dovete sapere, infatti, che muoversi di Domenica mattina, in auto, nella bassa, a ridosso dello spartiacque acquatico che separa Emilia e Lombardia e nello specifico Cremona e Piacenza, può diventare molto pericoloso. Un' impresa per veri temerari, come avrei riscoperto di lì a poco.
Scatta poi l'allarme rosso se vi dovete muovere fuori città, tra i villagi e le capanne sperdute nella Campagna Nera, dove persino il navigaotore se la fa addosso e si mette a piagnucolare:" Voglio la mamma!"
Come avviene con il birdwatching durante le stagioni di passo, quando compaiono sopra le nostre teste uccelli esotici e particolari che normalmente non incontreremmo mai, allo stesso modo accade per quelle contrade sperdute che dalla sponda destra del Po conducono fino alle prime colline dell'Appennino: diventano uno scenario unico e insostituibile per osservare autentiche rarità antropologiche e automobilistiche.
All'improvviso spuntano fuori dal nulla dei personaggi mitici e al contempo inquietanti, che paiono usciti da un miscuglio non ben definito tra i racconti dei Fratelli Cervi e quelli di Lovecrafat: orde di villici ottuagenari, o se preferite vintage, che fa più polli-tically correct, tutti assai ruspanti e nostrani, come attestano le etichette D.O.P.P ( Daltonico Ottuagenario Purtroppo Patentato) sulle loro braghe, rigorosamente in velluto a coste larghe o in flanella anche il 15 di Agosto e DOCG (Desta Odio Collettivo se Guida) sui lunotti delle loro paleovetture.
Il Ministero dell'Ambiente e delle minoranze etniche gli ha assicurato lo status di preziosi endemismi locali in via di estinzione e per questo sono stati inseriti nel red list delle specie a rischio. Ciò ha permesso di ottenere i fondi europei per una futura riserva dove recintare questi over 65 di discendenza celto-etrusca, in modo tale che possano tranquillamente pascolare per circuiti stradali appositamente adibiti, con le loro improbabili vetture, quali Ritmo, Ascona, fino alle 127 e le Topolino, senza importunare noi giovani e baldanzosi piccoli Schumacher.
Senz'altro questi vecchiolini sono destinati a rimanere per sempre un mistero insoluto per l'immaginario collettivo del cittadino medio: nei giorni feriali e nelle vie centrali non li incontri quasi mai, eppure la Domenica, al sorgere del sole, sbucano fuori, forse dai cimiteri e dagli sfascacarrozze e te li rirovi sempre davanti, mai dietro: la peggior sventura in cui qualsiasi automobilista normodotato possa incappare.
Persino gli scienziati non hanno ancora ben capito dove si nascondano durante il loro letargo infra settimanale, si suppone che vivano rinchiusi in tane nelle aree più fitte e ancora inesplorate delle boscaglie a pioppeto lungo l'area golenale o nelle impervie regioni delle foreste ecatombali di mais.
Sembrano saltar fuori dal nulla, in massa e all'improvviso, senza una logica apparente, come certi insetti che allo scoccare dell'ora x si radunano in sciami vastissimi, solitamente a scopo riproduttivo, il che non parrebbe essere proprio il nostro caso come l'anagrafe ci suggerisce.
La teoria di alcuni etologi è che vengono allo scoperto con la stagione delle piogge, ma è stato obiettato, a questa affascinante ipotesi, che essendo( almeno apparentemente) mammiferi e non anfibi ciò non avrebbe alcuna utilità pratica.
Eppure, e gliene va dato atto ai promotori di quest'ultima teoria, è un fatto incontestabile che se in quella tal sciagurata Domenica, in quel maledetto Triangolo della Verdura che va da Cremona a Busseto sino a Caorso, si mette anche a piovere, potete star pur certi che sulle strade secondarie ne incontrerete a frotte di questi curiosi esseri, ancora di più che con il bel tempo.
L'ipotesi attualmente più accreditata, formulata dal celeberrimo antropologo Lewis, è che in realtà sono richiamati da qualche sorta di misterioso, almeno per noi, culto rituale che li porta dalle loro tane e capanne coloniche verso decadenti centri commerciali di scambio e baratto (le chiese) e verso centri religiosi dove si compiono i più macabri rituali e si perpetuano le più raccapriccianti superstizioni ( i centri commerciali). Queste sono per loro preziose occasioni per intrattenere rapporti sociali con parenti e amici nonchè per intrecciare nuove allenaze con esponenti di altre tribù.
Come vi accennavo prima, per noi esseri civilizzati, il momento di contatto con questi popoli che non hanno ancora incontrato l'omino bianco (per lavare i panni usano ancorala cenere e sabbia) avviene solitamente sulle stradine provinciali o comunali, mentre si è intenti a dirigere il proprio mezzo di locomozione.
C'è un metodo infallibile per accorgersi se alla guida davanti a voi c'è uno di questi ominidi che tanto infiammano il dibattito scientifico oltre che la mitologia e le ansie di tutti gli automobilisti moderni: il cappello.
Se sulla testa del guidatore che vi sta davanti noterete un qualsivoglia copricapo, che può essere delle più svariate fogge e dimensioni, indice del grado di capofamiglia all'interno della sua tribù, state pur sicuri che per voi incominceranno i guai. La vostra comprovata esperienza di guida vi accenderà nella testa una lampadina intermittente, tipo le quattro frecce, che urlerà: "Pericolo ambulante ore 12, nonnetto con cappello alla guida, superare ora o tacere per sempre!"
E' qui doveroso un piccolo inciso per ricordare l'encomiabile sforzo del prof. Lino Borsa che si dedicò per tanti anni allo studio e alla raccolta di quegli affascinanti copricapi indigeni, ora esposti a Cremona nel museo civico a lui dedicato. Lì, potrete ammirarne di tutti i colori e le forme: da quelli sgargianti con piume di fagiano e perline fluviali, utilizzati soltanto nelle grandi occasioni sino a quelli più ordinari, fatti con pellame di nutria e mini lepre. In base ai colori e a come sono inclinati e girati sulla testa dell'anziano, vi indicheranno: lo status sociale, quante mogli ha avuto, il numero di figli e nipoti, quanti incidenti ha provocato e quante volte gli è stata ritirata la patente : in questo modo chi sarà alle sue spalle si potrà regolare di conseguenza.
Ovviamente il guidatore è sempre di sesso maschile, l'eventuale consorte di fianco a lui solitamente è intenta, durante il tragitto, a cucire straordinari tessuti etnici con un materiale pregiatissimo e ricercatissimo, la seta, il cui segreto viene tramandato di generazione in generazione, ed è costudito con estrema efficacia e attenzione. Si vocifera di un luogo sacro chiamato Selva Gelsea, inviolabile ed inaccessibile per qualunque non appartenente alla comunità indigena, che protegge nei suoi intrichi più impenetrabil il millenario segreto dei temutissimi bacarozzi da seta, che nessuno è mai riuscito a vedere dal vivo ma sui quali sono nate innumeroveli supposizioni e dicerie, le così dette leggende metropolitane.
Sui sedili posteriori, invece, s'intravvedono spesso delle scene inquietanti, dove non si capisce bene chi ci sia seduto, se dei nipotini iperattivi e agitatissimi o delle scimmie urlatrici del Chiapas che saltellano e si arrampicano tra i sedili ed il tettuccio, occupando qualsiasi centimetro quadrato disponibile, con arti e teste che non stan ferme manco con le cinture di forza legate.
Anzi con quelle ditina vivaci e sempre in movimento toccano tutti gli angoli nascosti ed i pertugi più inaccessibili, i classi interstizi dove finiscono sempre monete e chiavi cadute dalle tasche, scoprendo a volte vere e proprie oasi inesplorate persino per gli operai che hanno costruito quelle autovetture, come dimostrano le mappe dei libretti di manutenzione che così recitano: "Hic sunt bulleones", proprio per ammettere di ignorare cosa ci sia in quelle vallate strettissime mai raggiunte dalle dita tozze e grossolane degli adulti.
Un giorno particolarmente caldo, lo ricoldo come se fosse ieri, la famigliola di aborigeni davanti a me aveva tutti i finestrini abbassati e i nipotini di turno, novelli sommozzatori in apnea nei recessi più bui e profondi di quella 650, riemersero a galla come dei delfini, urlando, sia per l'eccitazione sia per farsi sentire dai nonni sordi: "Nonno, nonno, guarda! Ho trovato una moneta da 500 euro!"
E subito con fare compiaciuto rispondeva il nonno:"Ahh che bravo il mio monello, ma no, saranno 500 lire, quelle che usavo per i carrelli della spesa! Sono belle vero? Con il sole dorato dentro e il cerchio argentato fuori. Puoi tenerle se vuoi!"
A questo punto il bimbetto, vispo e bello sveglio, rispondeva:"Ma no nonno! Queste sembrano solo d'argento, non ne hanno di oro. Da un lato ci sta una signora che tiene i capelli in una zanzariera e sull'altro lato ci sono dei motoscafi con le lenzuola stese!"
Allora capii subito che erano le famose 500 lire d'argento con le caravelle di colombo, andate fuori corso da almeno cinquant'anni...
Allibito da quellòa scoperta, il nonno rispondeva: "Mahh signur, ma signur! Quan' temp! Quelle devo averle perse quando venivo in auto con la nonna per fare birdwatching, sapeste che cicogne che si vedevano per la campagna, nei campi di cavolo..!!"
Quando dietro non ci sono i nipotini, magari perchè appena sacrificati a qualche divinità per scacciare la siccità, si possono trovare in ordine sparso: cani, gatti, galline svolazzanti, quarti di bue, quartini di bianco, suocere dal canino ricurvo, prigioneri di guerra arrotolati come mortadelle e damigiane di non si sa bene cosa che usano nei loro rituali pagani.
Quando girano, per mettere la freccia, abbassano il finestrino e con il loro arco da caccia in sambuco scagliano le loro frecce avvellenate, con veleno per topi, nella direzione corrispondente.
Ecco perchè a bordo strada trovate così tante nutrie morte, questi pazzerelli fanno a gara tra d loro a chi ne ammazza di più. Forse è per questo che allungano all'inverosimile i loro tragitti, girando a ogni bivio possibile! I più evoluti utilizzano doppiette e spingarde, a sale grosso o a zucchero di canna. Vi siete mai domandati perchè sulle strade meno frequentate si trovano sempre i cartelli stradali impallinati? Ecco risolto un altro mistero.
I più poveri, quelli che non appartengono alla casta dei guerrieri/cacciatori, fanno sporgere dal finestrino la testa del cane o della gallina che tengono sul retro. A Fiorenzuola c'è un centro d'addestramento apposito, convenzionato con la motorizzazione incivile e il vetrerinario Dott.Glass Dolittle.
Questi nonni d'altri tempi saranno pure velocissimi con fucili e frecce, avranno anche riflessi fulminei quando si tratta di briscole e di scope, ma con i mezzi meccanici sono dei veri e propri bradipi cispadani.
Tra l'altro i loro carri da parata sono talmente datati e d'epoca antidiluviana che ad un occhio inesperto, con tutte quelle curve e quelle cromature, paiono mezzi avveniristici provenienti dal futuro. Guardandoli correre ( si fa per dire) davanti ai vostri occhi, vi sentirete catapultati in un racconto di Urania, infatti quelle automobili risalgono proprio all'epoca in cui la serie Urania veniva data alle stampe!Ahh l'epoca d'oro della fantascienza...bei tempi, bei tempi quelli!
Quelle scatole di latta a quattro ruote son talmente lustre e lucide che sembrano fatte con il mitrhil di tolkeniana memoria oppure con qualche preziosissimo metallo extraplanetario...L'unico sospetto che provengano dal passato anzichè dal futuro, come d'altro canto i piedini santi che stanno spingendo sul loro deceleratore, vi giungerà misurando la loro velocità media, che non supera mai i 40-45 km/settimana.
Loro non hanno acceleratore, freno e frizione, no, hanno deceleratore, freno e piss stop.
Queste simpatiche reliquie dell'era proto industriale le si trova, tra l'altro, sempre intervallate, giusto per non farci mancare niente, da trattori asfittici dei tempi di Pellizza da Volpedo, ma ancora più lenti e obsoleti , autentici fossili viventi del Cretacico o del Giurasseo.
Risultato: con i continui autovelox e i limiti a 50 kmh di paesi, paesini e frazioni è impresa impossibile superarli tutti a nastro. Tanto vale mettersi il cuore in pace, adeguarsi al loro ritmo da marcia funebre e approffittarne per rinverdire gli studi antropologici, sociologici e folkloristici con dettagliate osservazioni e analisi scientifico-naturalistiche, tutte rigorosamente di spalle.
Non a caso tengo sempre nel cruscotto il mio taccuino per gli appunti. Dagli studi e dai dati in mio possesso, che ho accumulato in anni e anni ed in chilometri e chilometri, sono giunto alla conclusione, non poi così distante da quella di Lewis, che si radunino in massa nei solstizi e negli equinozi per partecipare a dei summit celtico-druidici in qualche prato tra S. Pietro in Cerro e San Nazzaro, dove si dilettano a sventrare galline e maiali per aruspicarne le viscere o a imitare il Sommo Sacerdote Ennio Doris nei campi di grano, poesia di un amore lontano(scusate, un'interferenza radio), creando degli elaboratissimi cerchi nel grano.
L'unica cosa che devo ancora capire bene, è se la messa domenicale il Vaticano abbia deciso di tenerla proprio la Domenica giusto per riportare in cielo, con la funivia di rosari e pater noster, tutte le madonne e i santi tirati giù dalle imprecazioni degli automobilisti più moderni, che si arrischiano a girare durante il coprifuoco festivo.Oppure il vero motivo è perchè magari davvero desiderano evitare di imbottigliare completamente il traffico extraurbano? Pensate se la messa solenne ci fosse di Martedi! Sarebbe un suicidio collettivo di massa! Brava chiesa che pensi anche a noi automobilisti non praticanti!
Ma non è finita qua, eh no no no, adesso arriva il bello.
Rimane un'ultima possibilità, la più remota e la più temuta, quella che ho battezzato Fatality Omega, la Peste Bigia.
Se, e non sia mai, lo dico per il vostro bene, si dovesse aggiungere, ai casi già citati, l'evento eccezionale della sagra di turno, tipo quella dell'aglio transilvanico di Monticelli d'Ongina o dell'asparago selvatico di Pieve Otto Ville, è finita. Ve lo dico subito:" Lasciate ogni speranza...Voi che uscite! Di casa!E poi di senno!"
Lasciate pure l'automobile a ronfare ancora un pò, non svegliatela neppure e tirate fuori qualunque cosa ma non la macchina. Pattume a rotelle, biciclette a fusione tiepida, vespe, api e moscerini, ma non, non la macchina. Poi fate come volete. Io vi ho avvertiti.
Ma se, nonostante tutti i comunicati della protezione civile, vi ostinerete a proseguire il vostro tragitto, sarete testimoni di uno spettacolo eccezionale che rimarrà scolpito per sempre nella vostra memoria( come si accorgerà a breve il vostro psicanalista di fiducia) e meriterà di essere raccontato ai vostri nipotini di fiducia, nel caso non ne abbiate di vostri.
Inizierete dapprima a sentire un lieve sussulto, poi un vero e proprio tremore del terreno che vi farà sobbalzare dal posto guida. Dal parabrezza, noterete all'orizzonte una nuvola di fumo che si tramuterà, via via che si avvicina, in orde fameliche e in sciami locustacei di esseri invasati e anforati che arrivano mezzi nudi, a piedi, su quattro zampe, sulle slitte o a cavallo degli istrici giganti( i famosi fachiri della Val Borla) sin dalle più inaccessibili colline e montagne dell'appennino hymalaiano-emiliano. Esattamente come avviene durante il Kumbha Mela, quel raduno sacro che attira milioni di eremiti e santoni da ogni remoto angolo dell'India.
In quello sconfinato continente,dopo anni o decenni spesi nella solitudine e nella natura più selvaggia, milioni di corpi nudi e incrostati di grippole, oltre che simboli sacri in ocra e in cenere, formano un fiume vivente che si riversa verso l'agognato stand gastronomico dei pisarei e fasò.
Il celebre piatto nazionale indiano.
Esattamente la stessa cosa, su scala leggermente minore, avviene qui da noi.
Troverete davvero di tutto: il troglodita vestito con pellicce di grillo-talpa che scambia gli ultimi gamberetti di fiume rimasti in Emilia Romagna con una manciata delle altrettanto protettissime e pressochè scomparse tartarughe palustri, ottime per le insalatone, mi dicono.
Oppure quello che si è arricchito scoprendo nel fitto della jungla planiziale, da qualche parte vicino a Cortemaggiore, una vena di idrocarburi che era scappata al buon Mattei: lo vedrete arrivare con taniche e barili che baratterà esclusivamente con una ugual contropartita di Malvasia e Lambrusco.
Vedrete questi aborigeni paleoemiliani, che discendono dai colli, oltre che dagli ultimi bigfoot del Parco Provinciale, adornati con collane d'aglio e zanne di cinghiale, i cui volti sono ricoperti da bellissime maschere da parata, dalle quali spuntano corna di capriolo e di moglie.
Quelli d'alto rango li vedrete indossare autentici elmetti tedeschi che i loro antenati hanno sottratto ai Magnakartoffen, negli scontri avvenuti durante le storiche invasioni barbariche del '44.
Poi troverete, sempre più frequenti e ormai ben inseriti nel tessuto sociale, alcuni appartenenti alle tribù dell'Est ( Pannonia e Tracia), che di sottobanco ti vendono filetti di siluro che vanno arrotolati come materassini da palestra tanto son lunghi oppure qualche germano reale ( non quelli finti da allevamento) appena impallinato in una fontana ai giardinetti pubblici di Cremona(che ormai, dalle persone che li frequentano, dovrebbero essere ribattezzati giardinetti pubici)( Non ditelo a Grignani!).
Molto interessanti sono sempre i banchetti di rimedi tradizionali e magia popolare, dove la scimmiona sciamana di turno, laureata in naturopazzia all'accademia veteroceltica di Asterix e Obelix, esporrà, oltre alle bambolotte vodoo gonfiabili, talismani e talispiedi, talispater e talisfilius incisi in pietre molli; nonchè mille spezie ed erbe medicinali diverse, a partire dai richiestissimi petali di girazolle, utili per chi ha problemi di digestione, sino alla più classica evergreen Maria Giovanna Gelmini, per chi soffre di depressione e non riesce più a trovare il sorriso sulle labbre.
Poi si passa ad ingredienti più costosi e pregiati come le ali di pipì-strello, eccellenti per stimolare la diuresi, o le verruche di sanguisuga cotte a vapore, un vero toccasana contro l'alitosi o ancora i gambi essicati del raro fungo Amaminchia falloide, per chi soffre d'inappetenza all'apparato riproduttivo.
Ai banchetti gastronomici troverete molte delle specialità tipiche piacentine: come per esempio i rinomatin caroselli di ramarri allo spiedo, con quelle belle code lunghe lunghe e croccanti, che vi assicuro, sono una libidine per il palato. Oppure i tanto decantati tafanazzi in agrodolce, ottimi per accompagnare secondi piatti di tutti i tipi.
Per dolce vi consiglio di assaggiare la crostata fritta, da farcire con pinoli e pigne di conifera. Non esagerate se soffrite di Di-abete, gli aghi di pino potrebbero andarvi di trave-rso.
Come primi invece dovete assulòutamente provare i risotti alla curcuma e alla perpetua, due muffe molto ricercate e piccanti, che crescono soltanto nelle cripte più antiche delle chiesette della Val Tolla; mentre se avrete la fortuna di trovare uno stand di cucina etnica indiana, ormai sempre più numerosi grazie alle miriadi di sikh che lavorano nelle nostre stalle, vi straconsiglio di degustare i già citati Pisarei e fasò. Ottimi vero? Adesso avrete capito perchè nel paese di origine attirano milioni e milioni di fedeli.
Immancabili i bambinetti a piedi scalzi e le anziane dai baffi fluenti che vi tormenteranno per tutta la giornata per chiedervi l'elemosina, ma no, cosa avete capito? Non per loro, ma per comprare i biglietti della lotteria parrocchiale per il restauro della statua, tin ciliegio massello, di S.Pedretto, i cui piedi sono stati tutti rosicchiati dalla recente invasione di lapèn, forse attirati dalla messe di buona frutta e verdura che queste feconde terre producono.
Vabbè, facciamo questo sforzo, dai. Tiro fuori, di malavoglia, il portafoglio.
I biglietti costano poco per fortuna, due euro l'uno, ma capisci subito il perchè non appena leggi i premi in palio:
1° premio: una moto-frank-zappa-trice Gandini del '57, non funzionante, da revisionare. Ideale come decororazione di esterni.
2° premio: una televisione al plasmon di circa 8-9-10 pollici ( in base a quanto ve li ciucciate e alla lunghezza delle unghie).Marca Nestlè.
3° premio cena per due persone, bevande e scuse(doverose), presso Il Rutto & Il Muggito, ristorante appena aperto in paese da una giovane coppia, lettori accaniti e fans sfegatati di Faulkner.
La particolarità del locale è che è locato in una splendida stalla di un cascinale antico, tutta restaurata..E voi direte:" Evvabbè, sai che novità" Enno, vi sbagliate, perchè la stalla è tutta restaurata ma le vacche ci sono ancora e fanno da separè tra un tavolo e un altro, praticamente ogni tavolo è tra due vacche che scagazzano a rotta di collo, o se preferite, di sfintere, ma è stata
ingaggiata all'uopo l'intera squadra della nazionale indiana di kurling, che nella stagione calda arrotonda come può adattandosi a fare le f(v)eci dei bergamini. Per cui no problem, all'igiene ci tengono, lontani, ma ci tengono, eccome!
Data dell'estrazione 29 Ottobre. Ma come! E' tra un sacco di mesi!
Io mi immaginavo già tutti gli angoli possibili dove sarebbe potuto finire per quel tempo il mio biglietto. L'ipotesi più intrigante è la seguente: nell'arco di 15 giorni lo butto nel cassonetto della differenziata, poi arriva al macero e si trasforma in carta igienica riciclata, quella economica a mezzo strato che vendono alla Little( ottima per chi ha problemi di emorroidi, te le toglie meglio della cartavetro).
Le malelingue del paese insinuano però che la strategia dell'estrazione così posticipata è tutta voluta:"Secondo lei è un caso", mi fa la vegliarda di turno, "che il Gandini sia del '57?" E' da quell'anno che sto cercando di vincerlo per farmi la barba! C'è sotto qualcosa, glielo dico io!
Non ce la raccontano mica giusta! Le estrazioni, che per tradizione le fa sempre il dentista, tutti gli anni estraggono un numero che nessuno reclama!

Intanto che vi racconto tutte queste amenità, sono quasi giunto all'agognata meta: lo spaccio di verdura e frutta genuina, saporita e a km zero.
Ci sarebbe da scrivere un libretto a parte sul mistero delle pesche e delle ciliege piacentine.
Sulla sponda cremonese del Po non trovi un mezzo frutteto manco se vai in pellegrinaggio in ginocchio dalla Coldiretti, a cercarlo nel catasto ceresiano.
Appena superi il ponte del Po invece sembra di essere arrivati in California.Da noi una nebbiolina perenne e verdastra che puzza un pò di cavolfiere e un pò di Tamarroil e Anvedi che santo, da loro un sole sfolgorante, aria frizzante e profumata come l'inimitabile lambrusco mandorlato di Magnano.
E poi vedi che sono tutti belli e abbronzati, forti e vigorosi, mentre noi siamo nella top ten nazionale dei casi di tumore e ci portiamo dietro un colorino cac-cadaverico.
Tra i fossi dei campi spunteranno i cercatori d'oro che appena possono tentano anche di spigolare senza farsi vedere qualche pannocchia.
Per non parlare di prugne, cocomeri e arance che rotolano da sole per strada come nel far west rotolavano quei cespugliacci secchi secchi.
Una delle porime cose che vi salrterà all'occhio è che là vanno in giro tutti mezzi biutti e in costume da bagno, in primis i giovanotti che mettono in mostra monocipiti e addormentali oleati con olio di colza . Sui marciapiedi invece faran mostra di sè delle sventole bionde con i cocomeri che gli crescono direttamente addosso, pensate voi la Monsanto fin dove si è spinta.
Una vera Miami vi dico! Un clone di Los Angeles! E poi arrivano loro, le ambitissime ciliege, pesche e albicocche del piacentino.
Da noi se ti azzardi a metterne giù una pianta il giorno dopo la trovi agonizzante che chiede un trasferimento immediato per andarsene a Villanova sull'Arca, ovviamente in provincia di Piacenza.
L'erba del vicino in questo caso è davvero più verde, noi invece li battiamo sul colorito delle facce, da noi sono moooolto più verdi.
Son scappate tutte di là del Po ste povere piante, non si capisce cosa ci sia di là che noi non abbiamo, sarà il terreno, sarà l'acqua, sarà la torta fritta, sarà quel che sarà, ma è così. Bisogna accettarlo.
Infatti vedi schiere di cremonesi che passeggiano sul lungo fiume con i binocoli e i cannocchiali puntati come fucili sull'altra sponda, loro ti dicono di osservare uccelli acquatici ma in realtà stanno tutti li a fissare e sgolosiare su quel giardino terrestre che si staglia al di là del Po, un piccolo Eden di colori, odori e sapori che i cremonesi bramano più della polenta col cotechino.
Ho provato anch'io, una volta, ad inforcare un binocolo ed in effetti la vista era mozzafiato:
boschi color smeraldo, pavoni e uccelli del paradiso che svolazzano tra le fresche frasche, pesche talmente grosse e succulente che da dove mi trovo riesco a vederle chiaramente una ad una ed a sentirne il profumo, ah no, scusate, ero sceso di un grado di troppo e stavo guardando le culatte delle nudiste sulle spiaggione...

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