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giovedì 4 dicembre 2014

L'angolo del bibliofilo n.1, tra meteoriti ed anemoni

Alcuni anni fa mi è capitato un acquisto interessante: un poderoso tomo contenente i lavori scientifici, delle più svariate discipline, dell'Accademia dei Lincei, nel lontano 1883.

Aveva attirato la mia attenzione per un articolo tutto sommato molto breve ma altrettanto interessante per l'argomento e l'area trattata: parla infatti del meteorite caduto nelle nostre piatte capagne, al confine tra le province di Brescia e Cremona nel 1883, più precisamente tra comuni di Alfianello e Verolanuova.
Ricordo di averne osservato alcuni frammenti presso il Museo di Scienze Naturali di Brescia, dove un'intera vetrina era dedicata a questo particolare fenomeno.

L'articolo narra tra l'altro che i villici, nasato l'affare e visto l'interesse suscitato tra studiosi e ricercatori, si misero a spacciare sassi e scorie di fusione per frammenti dell' "areolite" extraterrestre ma vennero ovviamente smascherati ben presto. Chissà che con i mezzi attuali non si possa rinvenire ancora qualche scheggia del bolide tra le molli zolle di terra di quei campi...
L'altro lavoro al'interno del tomo che mi ha convinto definitivamente all'acquisto è lo splendido lavoro sulle anemoni marine a firma di Angelo Andres, 1883
Ripropongo qui le 12 splendide tavole in cromolitografia.
Sicuramente l'intera annata del 1883 sarà disponibile in pdf su qualche portale, basterà cercare su google.











martedì 25 novembre 2014

Cartoline dal futuro



http://www.pinterest.com/pin/339388521890387908/


La forza del cuore moltiplica i diamanti delle candide mani di artisti e artigiani.
Essi percepiscono il ritmo del lavoro e si riempiono di miele le dita.
 Lo sforzo congiunto attonisce lo sguardo dei ciechi.
 La cooperazione commuove i Padri dell'uomo, 
l'uno diventa dieci e quel dieci ride di speranza perchè già sa di essere cento. 
Così progredisce la vita, nell'infinito .

lunedì 24 novembre 2014

Stelle comete o come te!



Mike Berenson, The needles under the geminids meteor shower


I segugi celesti fiutano in anticpo il tramonto del mondo.
Troppi affanni, troppi affanni sembrano bisbigliare.
L'uomo s'è dimenticato tutto, persino di ricordare,
ricordare il suo alto lignaggio, Madre Fiamma e Padre Uranos.
E invece di ardere e volare, trema di freddo e sotterra le ali nell'antro nemico del Sole.
Così persino la gemma incandescente avvizzisce,
persino il cuore d'oriflamma arruginisce.
Non lasciate che gli artigli dei rettili vi arpionino il sorriso rendendolo un ghigno malefico.
Avete perso la Gioia per Terra, la Gioia di vivere per Terra
ma al buio non troverete più né una né l'altra. Calpestate e distrutte.
Il vostro calcagno le ha frantumate e così vi siete lasciati scappare l'infida serpe.
Il paesino dei Balocchi s'è trasformato prima in Nazione ed ora in grande Impero
ma non ci son più grilli nei campi a sussurare nelle ore notturne, per fecondare i vostri sogni,
i Pilastri del Patto Primordiale.
Suvvia Uomo, rialzati lo sguardo, sporcati ancora di Cielo, spalmalo di nuovo sul tuo pane.
Hai inghiottito abbastanza fango non trovi?
La via è lunga. Infinita.
Conduce in Alto e poi in Altro.
La collana dei Mondi è lunga. Infinita.
L'evoluzione non è casuale, scopri le tracce della Bellezza in ogni singola impronta costata il denso sangue dei Millenni.
Come nei sentieri di montagna, ci sono segni ben evidenti per non perdersi e vagare senza meta, basta saper dove guardare.
Uomo, quante sfere che ti perdi rincorrendone una riempita solo d'aria. Prendila a calci una volta per tutte.
E ricorda, le mani chiuse non possono accarezzare.

lunedì 27 ottobre 2014

Passeggiata nel Pliocene emiliano

L'escursione era nata dal desiderio di osservare  una nuova specie fossile di mollusco d'acqua dolce, descritta nel 2008 dalla Professoressa Esu con il nome di Tanousia stironensis.
Il sito di rinvenimento è  l'affioramento del Pleistocene inferiore (da 2,8 milioni di anni fa fino a 700.000 anni fa ca) del torrente Stirone (PR).
Qui il lavoro che descrive la nuova specie:
 http://paleoitalia.org/media/u/archives/045_Esu.pdf
 
Purtroppo le condizioni di piena del corso d'acqua  hanno impedito l'accesso nell'alveo per una ricerca approfondita.
Qui di seguito una carellata d'immagini che mostra il profondissimo solco lasciato dallo Stirone nel piano alluvionale tra S. Nicomode e Laurano, Parma.
I profondi canyons hanno incominciato a generarsi negli anni '60 a causa di un massiccio prelievo di materiale ghiaioso da parte di draghe ed escavatori che così facendo hanno portato alla luce i sottostanti strati argillosi.
La zona ripresa in foto ritrae le formazioni  fluvio-lacustri e continentali, successive a quelle marine.
Torrente Stirone, Parma
Torrente Stirone, Parma
Torrente Stirone, Parma
Torrente Stirone, Parma
Torrente Stirone, Parma
Torrente Stirone, Parma
Torrente Stirone, Parma

E' stato quindi necessario un rapido cambio di programma che mi ha portato sui primi rilievi appenninici, alcuni dei quali noti per essere ricchissimi depositi di conchiglie fossili risalenti all'epoca plioceneica ( da 5,3 milioni di anni fa a 2,6 milioni di anni fa).
In tali aree sono caratteristici i calanchi: fenomeni  d'erosione del suolo per azione dell'acqua piovana su terreni argillosi;

Esempio di calanco, dalle pareti molto ripide e fangose.Epoca: Zancleano,Pliocene.


 i quali erano il fondale marino,ricchissimo di vita, dell'antico mare che sommergeva tutta la Pianura padana generando il cosidetto golfo padano.
l'antico Golfo padano durante il Pliocene.

 I calanchi perlustrati risalgono al periodo più antico del Pliocene, detto Zancleano
(da 5,3 maf a 3,6 maf)
La sperenza era  quella di poter ammirare in situ la malacofauna di ambienti marini piuttosto profondi(oltre100 m. di profondità).
Le conchiglie si rinvengono spesso alla base di queste ripide pareti, grazie al dilavamento dell'acqua piovana che le libera dalle argille in cui si sono preservate per milioni di anni.
Le frane e gli smottamenti  di questi ambienti  accidentati sono il substrato idoneo per le precocissime fioriture di Tussilago farfara L. 1753 ( nella foto i puntini gialli in basso)


Proprio alla base del calanco ho rinvenutro il primo fossile, la non comune Semicassis intermedia (Brocchi)


Il  successivo  rinvenimento è particolarmente gradito: la Stellaria testigera (Bronn, 1831) , ex Xenophora testigera, per nulla comune, si ritrova solitamente in frammenti ed è piuttosto difficile incontrarla intera ed in buone condizioni, come in questo caso.


Stellaria testigera, esemplare giovanile.
Stellaria testigera, esemplare giovanile

 
Proseguiamo poi con un'Astrea fimbriata (Borson 1821)  in condizioni piuttosto critiche.





Dulcis in fundo una spettacolare, per dimensioni e stato di conservazione, Janiopsis angulosa (Brocchi 1814) rarissimo gasteropode esclusivo del Pliocene inferiore.



giovedì 23 ottobre 2014

N.2

LUCIDA LE TUE LABBRA NELLO SMALTO DEL SORRISO!!
SCAGLIA LONTANISSIMO LE TUE GRIDA DI TRIONFO!!!
BRANDISCI LO SCETTRO DELL'ADDIO PER SALUTARE GLI AMICI:
CI RIVEDREMO
CI REINCONTREREMO
MA NON QUI
MA NON COSì
QUANDO ALLORA?
LA'!
DOVE DIAMINE?
SEMPRE!

Parola di potere: Felicità!

La casa dei nonni materni è sempre stata per me, sin dall'infanzia, un micro mondo da esplorare e pieno di tesori, fonte di continue scoperte risultate dal rovistare,frugare e tossire in mezzo alla polvere, alla ricerca di oggetti vecchi e preziosi.
Ho speso da ragazzino innumerevoli ore tra cantine con ragni che non sfigurerebbero come portata principale al cenone di Natale e intricati sottotetti da percorrere a gattoni dove erano nascosti gli ori di famiglia (e le fedi delle bisnonne scampate alla requisizione fascista).

Ho scavato, letteralmente, in strati geologici di accumulazioni “compulsive” di persone che hanno vissuto la fame, quella vera, e quindi non avrebbero osato buttar via nemmeno un chiodo arrugginito e storto; infatti ci sono ancora tutti, nei loro barattoli e scatoline, perchè, come direbbero i proprietari:” Se sà mai..el po' semper servì...” .
Morale della favola: in questa miniera di antiquariato spicciolo, dopo 25 anni di continue razzie e ghiotte scoperte, nonostante il filone principale si sia ormai esaurito, escono fuori ogni tanto ancora delle piccole soprese.

L'ultima è stata un copri federa di lino, recentemente trovato nei cassetti inesplorati della biancheria,( per la semplice ragione che teli e tessuti erano la cosa più lontana che il mio cervello da “tombarolo domestico” potesse considerare come bottino), tipica produzione locale dei primi decenni del '900, con ricamata, oltre ai classici decori floreali, la scritta Felicità.

Questa reliquia di un mondo ancora rurale, lento e sostanzialmente intatto, mi ha fatto respirare per un istante l'aria di cent'anni fa. Come doveva essere il risveglio e la colazione di quegli strani esseri umani che ancora mangiavano il pesce dei fossi ed in quelle acque, da bambini, ci si tuffavano. Ho tentate di immaginarmi i ritmi delle persone, i silenzi e la quiete, dove le nevrosi, le ansie e gli stress erano malattie sconosciute.
E troppo facile è stato subito fare il paragone con un'attuale famiglia media,dove già alle sette di mattina il televisore va a tutta birra, magari su qualche telegiornale h24, per riempirci i polmoni di aria fresca, ricevere un bacio sulla fronte e iniziare al meglio la nostra giornata con efferatezze varie, condite da atti di terrorismo, perversità bieche e l'immancabile montagna di morti.
E noi, bambini compresi, assorbiamo come una spugna l'orrore e la morte,avvelenandoci, letteralmente parlando, il sangue.

Tornando all'oggetto in questione, quel piccolo esempio di artigianato, prodotto quando ancora il lino era coltivato nei nostri campi cremonesi, mi ha fatto percepire distintamente che abbiamo, nonosante tutto, perso un quid immensamente piccolo e sottile quanto fondamentale, per la vita del Pianeta ed il nostro equilibrio psicofisico. Come se i nostri bisnonni di un secolo fa, incarnassero a loro insaputa, con il loro stile di vita, i principi portanti della vita, del cosmo.
Noi, irrimediabilmente, saremo costretti a non disprezzare le nostre radici o a celarle e dimenticarle come facciamo ora, ma coglierne l'essenza e la lezione di semplicità, perchè non ci sarà nessun progresso tecnico o scientifico che permetterà di nasconderci dietro il dito della nostra arretratezza umana e spirituale.Le sfide dell'immediato futuro purtroppo non si risolveranno con un click o un app.



Di primo acchito, paroline banali come Felicità, tatuate sul tessuto dalle menti semplici dei nostri avi, ci inducono tenerezza e compatimento.
Altri tempi, tempi perduti e per nulla da invidiare...diremmo noi.
Eppure...eppure c'è un eppure!
Si può rintracciare una scia sottile, una traccia indelebile che è resistita nei millenni a tutte le censure, le persecuzioni, le inquisizioni, a tutti i tentativi di far tacere una voce flebile ma antichissima.
Quelle paroline ricamate con tanta pazienza da mani gentili sono un arcaico retaggio culturale precristiano, c'è ancora un sentore di magia , sono parole e simboli taumaturgici, dei talismani di protezione. I nostri avi, ma in certi luoghi avviene ancora oggi, scolpivano o dipingevano sui mobili, le culle dei neonati, le forme per il formaggio, sulle entrate delle loro case, dalla Lombardia alla Sardegna, simboli come il fiore della vita, poi recuperato e avvilito dal partito della Lega Nord e da loro ribattezzato il Sole dell Alpi( l'hanno fatto addirittura diventare marchio registrato...da rabbrividire!!).
Il concetto è il medesimo delle parole ricamate, si utilizza un'immagine anziché delle lettere, ma la sostanza è la medesima.


Persino l'acqua diventava substrato propizio:

Se a uno scienziato parlate di acqua magnetizzata non avrà difficoltà ad accettare l’idea; ma se gli dite di acqua benedetta o stregata, vi darà dell’ignorante. Eppure la distinzione sta solo nel termine usato, poiché in essenza l’energia è la medesima.
È tempo che la scienza espanda i propri orizzonti, non più irretita dalle definizioni convenzionali. Tutti i drammi della vita vengono proprio da queste tarature. È bene abituarsi fin dall’infanzia ad accertare la natura essenziale delle cose”.
Roerich,Aum, 1936

In riti antichi come la notte dei tempi si era soliti tenere una brocca d'acqua di fianco al luogo dove si dormiva, per caricarla magneticamente, con la propria energia psichica, durante il sonno.

Fammi bere l’acqua di vita che sta accanto al tuo capo” - si legge in un antico manoscritto.
Gli interpreti più recenti lo leggono in chiave simbolica: l’acqua vivente sta per l’oceano della saggezza; la testa per il culmine della conoscenza. Ma quella frase aveva invece un valore terapeutico: il discepolo chiede al Maestro di bere l’acqua magnetizzata per essere stata accanto al suo giaciglio. Molti detti si riferiscono a questa proprietà dell’acqua, e immagini antiche rappresentano figure che bevono da un vaso o da una fonte sacra.
Da lungo tempo si sa che esistono due modi per magnetizzare l’acqua: con l’imposizione delle mani e, più naturalmente, tenendola accanto al letto. La prima era preferita per certi malanni, ma la seconda era considerata migliore per tonificare in genere le forze. La si usava o bevendola o spruzzandola su qualcuno.
Si narra che una regina di Palmira pretendeva dai suoi aiutanti di dormire accanto al bacino preparato per il suo bagno. Simile è il racconto biblico di re Davide, a dimostrare il valore attribuito alle sane radiazioni umane. Nella vita sociale queste emanazioni dovranno essere armonizzate con grande attenzione. L’energia psichica suggerirà la scelta dei collaboratori”.
Roerich,Aum,1936

Appoggiare la testa durante il sonno su un guanciale che ha assorbito la parola felicità è allo stesso modo terapeutico e benaugurante.
Ricorda un po' l'usanza odierna così di moda in certi ambienti “new age”dove la casa si tappezza di postik con frasi che dovrebbero darti la carica e ricordarti di pensare positivo, non cedere a pensieri di paura, etcetc.

Un altro interessante elemento che dona a questi manufatti un tocco speciale, e sottolineo la parola manufatti umani, è che si sono caricati con energie bellissime di lavoro paziente e sereno. La mano irradia e lascia segni incancellabili su ogni oggetto che tocca o crea. Così come ogni pagina scritta viene caricata dalla particolare energia dello scrivente, fornendoci su di lui preziose indicazioni.
Un lino del genere è fatto con molta pazienza, è carico di energia femminile, accogliente, materna, protettiva. Non va dimenticato inoltre che è stato fatto con particolare amore e attenzione perchè era fatto per l' uso personale, per la cerchia ristretta della propria famiglia ed era destinato a durare nel tempo, non era merce di mediocre qualità atta solo a generare profitto.

Immaginatevi invece indossare un maglione fatto in finta lana prodotto in Cina o in Cambogia o qualsiasi altro paese dove le mani dell'operaio, così come i suoi pensieri, emanano la miseria del suo stato di schavitù, pagato una miseria, ma una miseria vera, costretto a turni allucinanti di 16 ore consecutive e magari accucciato di notte dentro la stessa fabbrica.
Che vibrazioni positive potrà mai emettere un simile artigiano alla sua opera?
Odio, risentimento, paura, frustrazione e angoscia.
Indossare un vestito del genere significa caricarsi di un fardello orrendo e puzzolente.
http://www.caffeinamagazine.it/economia/3604-cosa-si-nasconde-dietro-i-vestiti-di-h-m-la-blogger-17enne-svela-il-segreto
Una nostra nonna, seduta per ore e ore sulla stessa sedia, dedita alla sua opera con un ritmo sano e una pace nel lavoro impensabile per un manufatto odierno, genererà un prodotto in tutti i sensi migliore.

L'utilizzo sopra descritto di simboli e parole cariche di significato positivo, pratica tramandata quasi invariata da millenni, è sfruttata con fini molto più biechi dai nemici dell'uomo, in quei sordidi bordelli delle maison di moda dove si stabiliscono a tavolino le prossime tendenze globali. I viscidi esseri che, nonostante la giacca e la cravatta, si destreggiano molto bene nei reami del simbolico e dell'esoterismo più becero, hanno disseminato il mondo intero di simboli e scritte di morte, che ritroviamo persino nei prodotti della più tenera infanzia: gioielli, cuffie, magliette, felpe, astucci e zaini; tutti inzozzati da scritte immonde e simboli di morte come teschi e pistole( queste ultime rivolte verso il basso, ovvero agli organi sessuali...w la fertilità!!)

E queste due parole, teschi e pistole, tanto fan pensare ai telefilm che ci scorrono davanti, sempre ad ora di cena, giusto per avvelenare il nostro cibo e il nostro corpo in modo più diretto, che con la scusa di chiamarsi polizieschi ci propinano cadaveri,autopsie,arti mozzati e svisceramenti vari, il puro trionfo della morte e della caduca materia.

Se sui nostri vestiti invece che teschi, pistole e frasi raccapriccianti comparissero cristalli di neve o le bellissime geometrie di un crop circle!! Diventiamo portatori di bellezza, anche nelle cose più minute!


Ho poi trovato un utilizzo alternativo per il copri federa...che ne pensate??

sabato 11 ottobre 2014

n.1

Cabalisti e giocolieri
si cimentano sulla scena del mondo
calpestando come formiche
i passi della povera gente.
Anfratti di bile s'irrigidiscono
e si fanno crisalidi di ulcere e tempeste.
Castone perfetto per il mignolo di sadici e potenti.

venerdì 10 ottobre 2014

Parco del Morbasco, Cremona. Osservazioni entomologiche e non solo.

Alle porte di Cremona, Tra l'acciaieria Arvedi e Cavatigozzi,  vi è un angolo di natura quasi incontaminata (almeno per i nostri standard):  salici centenari, pioppi maestosi  e pregevoli ontani svettano su un terreno paludoso  estremamente morbido, spesso torboso. Di difficile percorribilità dall'uomo, dato che in certi tratti si affonda fino alle ginocchia, è riuscito a mantenersi, proprio per la sua natura paludosa, quasi intatto fino ai giorni nostri.

E' una striscia larga pochissime decine di metri ma che in lunghezza raggiunge il chilometro, protetta sul lato Nord da una notevole scarpata alta  anche 5/6 metri che rappresenta un antico terrazzamento fluviale del Po. A Sud invece  l'area è delimitata dal  Morbasco, corso d'acqua naturale e in certi punti ancora meandriforme, nonostante sia stato rettificato e canalizzato sin dal Medioevo, la cui sorgente originaria non è mai stata individuata con precisione ( per approfondire l'argomento si veda in fondo la bibliografia).


 La curiosità per questa zona, che già conoscevo per fama grazie alle indicazioni degli amici naturalisti cremonesi, raggiunse l'apice quando, percorrendo la strada limitrofa in automobile, il giorno 15 Marzo 2014, notai delle grandi macchie gialle, un pò troppo grandi per essere le fioriture dell'immancabile favagello.
Favagello o Ranunculus ficaria, onnipresente nelle nostre campagne sul finir dell'inverno.
 

 Sceso dall'auto e attraversato il Morbasco sopra un enorme tronco crollato, mi ritrovo davanti  quello che possiamo definire un vero e proprio fiore all'occhiello naturalistico del cremonese: una sgargiante stazione di Caltha palustris, fiore rarissimo per la pianura, più tipico delle torbiere montane, si incontra infatti facilmente sull'Appennino piacentino o nella fascia prealpina.
Questa stazione dell'area Arvedi, risulta, tra l'altro, essere la principale e la più rigogliosa di tutta la provincia di Cremona (com. pers. Bonali).

Caltha palustris circondata  da Carex sp. Sullo sfondo platani e robinie dominano la scarpata e la zona più asciutta.

Caltha palustris, Parco del Morbasco, Cremona, Marzo 2014



 Metà Marzo non è certo l'ottimale per un'escursione naturalistica: oltre la Caltha vi è ben poco da osservare, almeno nel mondo vegetale. Si poteva notare però un certo brulichio di vita "minore" sulle foglie e gli steli della Caltha. Si tratta di certi insettini, sui 7 mm, con delle gradevoli bande colorate di nero e arancio, che, fotografati e inseriti su un apposito sito di specialisti, sono stati determinati come Prasocuris phellandrii (Linnaeus, 1758). Qui è d'obbligo un ringraziamento a
L'unica descrizione della specie trovata online è inserita in un censimento entomologico di un'area umida della Toscana:
Ricerche sulla Coleotterofauna delle zone umide della Toscana.
VI. Piana di Guasticce - Livorno
(Coleoptera)
di : Arnaldo Bordoni, Saverio Rocchi e Silvio Cuoco, scaricabile a questo indirizzo: http://storianaturale.comune.fe.it/modules/core/lib/d.php?c=iOVY4 

Dove il phellandrii è così descritto:

Prasocuris phellandrii (Linné, 1758)
Specie fortemente igrofila, strettamente legata agli ambienti palustri, ove vive
su alcune Ombrellifere ma anche sulla Ranuncolacea Caltha palustris, come riportato
da MÜLLER (1953). La si può raccogliere sia falciando la vegetazione idrofitica che
muovendo bruscamente le piante sulle quali vive e ripescando poi gli esemplari caduti
nell’acqua. In Toscana non è rarissima, ma molto localizzata; già segnalata per
Ricerche sulla Coleotterofauna delle zone umide della Toscana. Piana di Guasticce - Livorno (Coleoptera), i Paduli di Fucecchio (BORDONI, 1995) e di Bientina (BORDONI & ROCCHI, 2003). In PAVAN(1992) risulta inserita fra le specie minacciate.


Prasocuris phellandrii (Linnaeus, 1758), accoppiamento su Caltha palustris (Linneus,1753). Si notino gli esemplari sporchi di fango, residuo del loro rifugio invernale nel sottosuolo. Cremona, Marzo 2014

Prasocuris phellandrii (Linnaeus, 1758) Cremona, Marzo 2014.

Prasocuris phellandrii (Linnaeus, 1758) Cremona, Marzo 2014.

Prasocuris phellandrii (Linnaeus, 1758), accoppiamento su Caltha palustris (Linneus,1753). Si notino gli esemplari sporchi di fango, residuo del loro rifugio invernale nel sottosuolo. Cremona, Marzo 2014


esemplare di Prasocuris phellandrii (Linnaeus, 1758) predato da un ragno. Cremona, Marzo 2014.




Prasocuris phellandrii (Linnaeus, 1758), accoppiamento su Caltha palustris (Linneus,1753). Si notino gli esemplari sporchi di fango, residuo del loro rifugio invernale nel sottosuolo.Cremona, Marzo 2014.



Prasocuris phellandrii (Linnaeus, 1758), allo stereomicroscopio. Cremona, Marzo 2014.

Questo elegante  e raro crisomelide risulta quindi elemento di sicuro interesse anche per la nostra provincia, le cui aree umide sono sempre meno e sempre più degradate.

Molto meno abbondante ma ancor più appariscente e gradevole alla vista, è quest'altro crisomelide, intorno al cm di lunghezza, ritrovato sempre sulle foglie di Caltha o di Carex.
Si tratta di Plateumaris sp., genere anch'esso legato a zone umide e presente con poche specie in Italia; la più probabile in questo caso è sericea, ma devo ancora approfondire la questione allo stereomicroscopio.( Grazie a Julodis del forum FEI per l'id.)


Plateumaris sp. Parco Morbasco, Cremona, Marzo 2014

Plateumaris sp. Parco Morbasco, Cremona, Marzo 2014
 Cariceto, Parco Morbasco, Cremona, Marzo 2014






Raggiungendo invece la zona meno paludosa, insieme ai recenti tentativi di rimboschimento con essenze  arbustive, si trovano imponenti esemplari di salici cariati: l'opera di manutenzione inerente le parti morte o crollate degli alberi  ha messo in luce dei fori assai larghi e tipici di certi insetti xilofagi (mangiatori di legno) della famiglia dei Cerambicidi (insetti che possiedono spesso delle lunghe antenne).Le specie più grandi di questa famiglia esigono alberi di dimensioni notevoli, con una certa circonferenza ed età, affinchè le  larve possano concludere il loro complicato ciclo vitale, che può durare anche diversi anni.
Quelli sotto fotografati non sono altro che i segni del passaggio (e delle scorpacciate) di tali larve.
Mostrando le foto agli esperti (grazie a Maurizio Pavesi per l'id) e tenendo conto dell'essenza arborea (salice) è probabile che appartengano alla specie Aegosoma scabricorne, ancora relativamente comune nella nostra provincia perchè uno dei cerambicidi di grandi dimensione meno esigenti in termini ecologici e ambientali.
 Ovviamente non è possibile avere una certezza assoluta sull'inquilino senza poter osservare le larve, sicuramente ancora presenti nel legno vivo, o senza poter assistere al magico momento della fuoriuscita dell'esemplare adulto, che apparirebbe così:
Aegosoma scabricorne, San Bassano CR, Luglio 2013, 50 mm antenne escluse.

Aegosoma scabricorne, San Bassano CR, Luglio 2013, 50 mm antenne escluse.




Segni di gallerie lasciati  da  un cerambicide xilofago su salice, probabilmente Aegosoma scabricorne

Segni di gallerie lasciati  da un cerambicide xilofago su salice, probabilmente Aegosoma scabricorne

catasta di legna correttamente lasciata sul posto presso il Parco del Morbasco,Cremona

.











E' importantissimo lasciare sul posto la legna tagliata così come gli alberi morti o morenti proprio per offrire materia prima ad una miriade di insetti e ad altri rappresentanti della fauna minore che in essi trovano rifugio e nutrimento. Il rischio di estinzione o la scomparsa a livello locale di certe specie di insetti xilofagi è proprio legata alla mancanza di alberi di grandi dimensioni ed alla raccolta di legname a discapito di piante morte o morenti.
La grande quantità di rami e detriti vegetali mi ha spinto ad alzare alcune cortecce alla ricerca di animali che lì sono soliti rifugiarsi.


Sotto una corteccia appare una chicciola: Discus rotondatus  e due limacce o Limax (la specie è Marradi o Dacampi)

Sotto quest'altra corteccia spunta un grosso elateride che sta svernando in attesa della piena Primavera. Si chiama Lacon punctatus (grazie ad Anostirus del forum FEI)

Lo stesso insetto della foto precedente ripreso dal ventre, la postura ricorda vagamento quella di una mummia o di un sarcofago egizio.


Anche i grandi funghi legnosi presentano una fauna  specializzata, si noti qust'assembramento e i fori scavati da questi insetti.


Concludo questa escursione virtuale con una serie di scatti panoramici.
 Mancano purtroppo le foto ai micro ambienti più interessanti: le risorgive, sgorganti dalla base dell'antica scarpata, creano dei minuscoli ruscelli, le cui sponde, prima che le loro acque sfocino nel Morbasco, ospitano bellissimi ontani,  sparute felci e morbidi cuscini di muschio. Il tutto ci lascia la suggestione di star percorrendo boschi antichi e relitti lasciandoci intravedere come dovevano essere le enormi foreste igrofile che ricoprivano un tempo  parte della Pianura Padana.
Alla prossima occasione non mancherò di ritrarre queste ulteriori particolarità del paesaggio cremonese.