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lunedì 6 luglio 2015

"Reflessione": Psicomagia, un libro di A. Jodorowsky. Parte I di II



A metà strada tra una recensione e una riflessione
N.B. In grassetto le frasi citate direttamente dal testo


ALEJANDRO JODOROWSKY, PSICOMAGIA, UNA TERAPIA PANICA, FELTRINELLI, 2014, NUOVA EDIZIONE.



Jodorowsky è un vulcano vivente, toccato da un estro variopinto, artista carismatico ed esplosivo; degno rappresentante di quell'America latina che gli ha dato i natali(Cile) e l'iniziazione ai misteri dell'arte e della spiritualità( Cile e Messico). Classe 1929(!), è un personaggio affascinante e poliedrico che anche a 86 anni suonati è più prolifico di un ventenne e non sembra affatto perdere smalto:
è appena uscito il suo ultimo film/libro La danza della realtà e sta già girando il prossimo!
Anche solo tramite la lettura di Psicomagia riesce ad elettrizzarti con la sua verve e ti contagia con l' incontenibile vitalità che trasuda da ogni poro della sua pelle e da ogni pagina dei suoi libri. Ti trascina in una danza frenetica e sensuale coinvolgendoti sempre e comunque, anche quando vorresti non partecipare e startene a goderti un bicchiere al banco, in santa pace.
Ecco, con lui è impossibile starsene in disparte ad osservare, lui ti vuole vedere in piedi  per spingerti nel mezzo della pista, renderti artefice della tua vita, protagonista e non mera comparsa; matador formidabile, non pretende che tu sia d'accordo con lui e che legga i suoi libri, vuole attivarti e stimolarti, sempre e comunque, portandoti inevitabilmente all'azione.
Anzi, “azione” potrebbe essere la parola chiave di tutto il libro.
Da dove scaturisce questa sua frenesia scalpitante, la sua proverbiale e potente immaginazione, il suo moto apparentemente perpetuo? Senza ombra di dubbio da un talento innato, da un carattere esuberante. Ma è comunque molto interessante apprendere dalle prime pagine del libro l'origine del suo percorso artistico e l'ambiente che l'ha plasmato.
Il Cile, a detta stessa dell'autore, è una nazione il cui suolo ondeggia e trema continuamente, a causa dei frequentissimi movimenti tellurici. Questo influisce poi non così sottilmente sul carattere e la vita dei suoi abitanti, definiti vivacissimi e in qualche modo “folli”.
Questa follia buona, una sorta di stravaganza e originalità tipica cilena, si è incarnata nella sua massima espressione durante un breve periodo magico, un piccolo rinascimento, dove la poesia e la fantasia andarono davvero al potere.
Una vena poetica straordinaria, che negli anni della giovinezza di Jodorowsky
si è materializzata in una vera e propria utopia, impregnando ogni luogo e persona.
Il Cile si è trasformato in quegli anni in un paese incantato e fiabesco.
Ciò si spiega anche grazie alla presenza simultanea in quel paese di eccezionali poeti, dei quali il più famoso, almeno per noi, era senz'altro Neruda.
Potremmo dire, modificando il primo articolo della nostra costituzione, che il Cile è stato, per un periodo limitato ma indimenticabile, uno stato fondato sulla poesia.
I più alti esponenti di quell'arte, ormai tutti veri e propri eroi nazionali, influenzarono profondamente il giovane Jodoroswky , tant'è che egli stesso cita un brano del talentuoso Huidobro, estrapolato da una conferenza tenuta a Madrid. Vale la pena riportare alcune righe emblematiche e ispirate:
 […] Il poeta ci tende la mano per condurci oltre l'ultimo orizzonte, oltre la cima della piramide, in quella terra che si estende oltre il vero e il falso,lo spazio e il tempo, la vita e la morte, la materia e lo spirito...Nella sua voce c'è un incendio inestinguibile[...]
Un incendio inestinguibile, frase stupenda, essa stessa un' intera poesia, che calza anche a pennello per il nostro Jodo (come lo chiamano i suoi fans).
Ma che combinava concretamente in quel contesto così peculiare e irripetibile?
Evidentemente già allora era parecchio “strambo”, almeno per i canoni consueti della società e si dilettava con i suoi amici a comporre azioni poetiche più che poesie in versi.
Di che si trattava? Per rendere l'idea penso basti citare un solo esempio.( Cito a memoria e non pedissequamente il testo):

Un giorno io ed un mio amico stavamo camminando per strada quando all'improvviso suonammo il campanello di una casa per noi del tutto sconosciuta. Alla signora che ci rispose chiedemmo se potevamo entrare, attraversare la casa e proseguire il nostro cammino dal retro della stessa.
La signora non si scompose nemmeno un istante e ci rispose di si. La poesia era letteralmente nell'aria, si respirava ovunque, per quella donna fu naturale rispondere si.
Ci eravamo prefissati di camminare in linea retta, senza mai deviare dal percorso. Quello, per noi, era un gesto poetico.

Oltre la poesia, che comunque non abbandonerà mai, dato che come lui stesso ci ricorda andrebbe coltivata e scritta mezz'ora ogni giorno, egli approda con entusiasmo al teatro per accorgersi però ben presto di quanto la tradizione teatrale gli vada stretta e non lo soddisfi appieno.
Arriva a teorizzare che impersonare un personaggio è inutile, l'attore deve diventare attore di se stesso, conoscerci in profondità, esternare se stesso. Interpretare il proprio mistero.
Ammette che il teatro lo interessa poco come distrazione e molto come strumento per la conoscenza di sé. Addirittura lo spettatore diventa superfluo, anzi  inconcepibile, come i posti a sedere che esso occupa: tutti devono diventare attori se possibile e il confine da sempre reputato inviolabile tra scena e poltrone svanisce all'istante: l'attività teatrale si sposta ovunque, letteralmente, dai camerini ai corridoi fino agli spazi pubblici come un autobus di linea in corsa o una piazza cittadina.
Un'esibizione meta-teatrale che divenne davvero leggendaria e segnò uno spartiacque definitivo nella vita dell'artista, avvenne nel 1965 a Parigi.
Non una commedia, non una recitazione imparata a memori ma più un happening, forma d'arte molto più conosciuta ai giorni nostri, il cui scopo, per Jodo, che vi parteciperà attivamente e non solo come regista, era quello di scatenare nei partecipanti, in modo improvviso e non calcolato, le pulsioni più inconsce, esternandole senza freni inibitori, senza vincoli o remore morali. Voleva sondare gli estremi della natura umana e indagarne le tenebre e le ombre portandole ad emergere con atti impulsivi governati da follia, libidine, trance etc etc. Per l'occasione vennero portati sulla scena una miriade di oggetti apparentemente assurdi e decontestualizzati, ma in realtà con specifici significati simbolici, con i quali gli attori interagiranno senza copione, facendosi guidare dall'ispirazione e i desideri del momento. Non si risparmiarono nemmeno animali vivi o loro parti fresche di macello.
Non voglio assolutamente rovinarvi la sorpresa di leggere la lunga e dettagliata descrizione di quell'avvenimento, vi trascriverò solamente l'incipit dello spettacolo, che si protrarrà per ore e ore...

Alcune oche vive vengono portate sulla scena e sgozzate da me davanti a tutti, queste ultime vagano sul palco sprizzando sangue sugli altri attori, i cadaveri vengono poi usati come goffe armi per picchiare i corpi di donne nude...

Insomma, un delirio totale a metà strada fra riti dionisiaci sfrenati e le più nefaste perversioni in stile 120 giornate di Sodoma e Gomorra (ottimo ma inquietante film di Pasolini).
Difficile non pensare a un rituale di magia nera pura anche se l'autore-attore ci tiene a rimarcare più volte come tutto fosse sotto il suo controllo affinchè le cose non degenerassero in pornografia o atti di violenza tra i partecipanti. In ogni caso Esagerazione allo stato puro!
Anzi, lui stesso ammette che quell'evento è corrisposto a una sorta di rito d'iniziazione, come se una discesa a così infimi livelli avesse un potere liberatorio, espurgante e di catalizzatore / propulsore per l'inevitabile risalita. Ricorda infatti ai lettori che i fiori di loto nascono nella melma più profonda dei fondali.
La cosa mi ha molto ricordato quelle performances da salotto tenute da Gurdjeff, le cui opere Jodorowsky conosce bene, una cinquantina di anni prima, quando riusciva a scatenare in borghesi repressi e puritani, le pulsioni più basse e animalesche.
Se una morale va trovata, è forse quella di dimostrare all'uomo quanti strati, quanti io e quante bestie dentro di noi possediamo ( o forse sono loro a possedere noi?), senza averne nè la consapevolezza nè il benchè minimo controllo, pur se apparentemente addormentate in profondità dentro di noi.

L'happening parigino ha chiuso un'intera fase della mia vita. Da li in poi ho voluto creare un teatro positivo, illuminante e terapeutico.

Ed è senz'altro da qui che Alejandro inizierà a produrre veri e propri capolavori in qualsiasi campo artistico, ma non solo, si cimentasse.
E ' proprio da quell'atto parigino che Jodorowsky, schifato a sazietà dalla dimensione negativa fatta affiorare, si ridireziona verso l'alto e la luce.
Inizierà così un percorso spirituale che lo porterà a conoscere persone eccezionali e a ridefinire gli scopi della sua esistenza, primo fra tutti il bisogno di aiutare gli altri in modo al contempo spassionato e appassionatissimo, senza mai aspettarsi un ritorno economico, aiutandoli a guarire da tutti i dolori e le malattie possibili, prima fra tutte quella di non conoscere se stessi.
 Superata la quale si avranno tra le mani tutti gli strumenti necessari per un'autentica e rivoluzionaria autoguarigione.

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