Ode funbre per il nonno.
30-04-1921 11-08-2015
St. Panteleimon the healer, Nicholas Roerich, 1916
Sorrido
di gusto
il
gusto di sapori tanto arcaici quanto intramontabili
del
primitivo che si fa primordiale.
E
quindi Eterno.
Il
futurò sarà antico, non ci sono dubbi.
Francobolli
di memorie, su lettere senza destinatario e mittente,
che
volteggiano come stormi al vento
senza
mai posarsi sulla polvere del mondo.
Particole
di tenera innocenza.
Sempreverde
Arcadia.
Mi
hai iniziato ai misteri della Natura
accompagnadomi
sui sacri sentieri dei fossi prosciugati
le
cui sponde, fresche e selvagge
ospitano
segreti indicibili
protetti
da lunghe lenzuola di rovi
ricamate
con fili di nidi ormai sventrati
e
orlate con spine sorelle dei denti di squalo
guardiane
fedeli che morsicano i profanatori e gli intrusi.
Legni,coppi
e mattoni: gli stracci rimasti addosso alle cascine abbandonate
le
cui patine e tinte sono capovalori di Nessuno.
Rovine
di terracotta che sembrano ergersi dai campi argillosi senza l'aiuto
dell'uomo.
Templi
pagani per conigli crocifissi, squartati e scuoiati su travi di
rovere duro come il marmo
con
i gatti che ronzano intorno come eccitate Erinni, in trepida attesa
di visceri e budelli.
Braci
calde e pulsanti
mozziconi
di stelle.
Mi
raccontavi delle tue gesta di piccola faina che zompava sugli alberi
per rubare uova piumate
inermi
geodi viventi.
Ti
ammiro
cordone
ombelicale, viscerale, con i cacciatori e i raccoglitori
di
lumache furibonde
di
frutti proibiti.
Scultura
di ricordi incisi sulla pelle, così sottile eppur così profonda,
increspata,
secca, rugosa
pergamena
di Nag Hammadi
con
i vangeli più sacri che hanno scandito e trascritto un'esistenza
intera.
Mi
ritrovo a tradurre e interpretare quei codici miniati,
quelle
lingue sepolte,
quelle
tradizioni tradite
da
diluvi di inciviltà,
da
cieli notturni trilunari
eppure
restano minuscoli, rinsecchiti scheletri , lettere sigillate, rebus
insoluti.
E
tra le righe, scorgo un significato nascosto, uno strato ancora
sepolto.
Intravvedo
le vene, bluastre e verdastere
filoni
inesauribili di lapislazzuli e malachite
che
s' intrecciano come vimini per tutto il tuo corpo.
E
io lo piccono con avido furore
per
suggere un poco di quel nettare
sangue
del mio sangue.
E
brindare con te.
Nel
calice innalzato
il
cosmo intero
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