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sabato 27 giugno 2015

Sorprese botaniche dal Trebbia

L'invito ad indagare, sotto un profilo botanico, il corso del Trebbia è venuta dall'amico Fabrizio Bonali, florista appassionatissimo, che ha rispolverato dall'oblio della memoria il lavoro di un botanico del passato, tal Pavesi, che nel 1918 pubblicò un catalogo delle specie vegetali incontrate lungo i corsi dei fiumi Trebbia e Nure.
L'idea è ripercorrere, praticamente ad un secolo di distanza, le tracce di Pavesi e rivisitare le stesse stazioni menzionate dall'autore per valutare le differenze e i cambiamenti botanici in un lasso di tempo così lungo.
Si parla di una decina di stazioni per il Nure ed altrettante per il Trebbia, posizionate lungo tutto il loro corso.
Lo scopo è di ottenere un quadro completo entro il centenario del primo elenco pubblicato, ovvero nel 2018.
Dopo aver recuperato il terzo partecipante alla gita, Alfredo Labadini, altro grande appassionato florista, ci dirigiamo alla meta della giornata, Travo, sulla sponda destra del Trebbia; tipica località “balneare” che d'estate ospita sulle sue “coste” turisti giovani e meno giovani in cerca di sole e acque fresche in cui tuffarsi.

Il letto del fiume si presenta davvero sconfinato, una distesa poderosa di grossi sassi di tutte le epoche, colori e composizione chimica immaginabili, che viene coperta dalle acque solo nei momenti di maggiore portata.
Ora i flutti del Trebbia sono limitati ad un singolo e stretto ramo che nemmeno si vede dalla nostra posizione. Dovremmo camminare per almeno un centinaio di metri prima di poterlo raggiungere.
I ciottoli più1\
grossi rappresentano un ambiente davvero troppo ostico per la vita, se tra di essi non si insinua un poco di fango e sabbia, non esiste pianta che possa attecchire.
Solamente i giovani pioppi, penetrando in profondità con le radici, riescono a dare un tocco di verde a questo terreno altrimenti lunare e desertico.

Per cercare più varietà e più biodiversità si devono individuare quelle lingue umide e fangose dove fino a poco tempo fa era ancora presente l'acqua oppure si devono ricercare quelle fasce dove le correnti accumulano e depositano, in mezzo ai grossi ciottoli, detriti più fini come sabbia e limo.
Ed ecco che si potranno trovare, oltre ai già citati pioppi, i primi salici, numerose varietà di poacee e graminacee, ed i primi fiori come Satureja montana, Sedum sexangulare, Stachys recta etc. etc.


Uno dei fiori all'occhiello, in tutti i sensi, di questi greti piacentini sono senz'altro gli imponenti cespi di Achnatherum calamagrostis che si stagliano con i loro splendidi pennacchi dorati e cangianti per un'altezza di almeno 1,5 m.
Ricordano molto quelle piante ornamentali che si trovano in certi giardini o nella aiuole delle rotonde stradali, con l'unica differenza che queste sono ancora più luminose e del tutto “nostrane”.
Achnatherum calamagrostis

Achnatherum calamagrostis







La pecorella nera, un pioppo “autunnale”, morto per qualche malattia, completamente circondato da un semicerchio di pioppi sani.


 Ha un pò del giardino Zen, non è vero?



 Ha un che di magico questo cardide,ricorda un Palantìr di tolkeniana memoria oppure il classico artiglio animalesco che detiene la sfera tra le sue grinfie o ancora la sommità di uno scettro o una verga magica.
Davvero una bella pianta: Echinops sphaerocephalus

Echinops sphaerocephalus

L'habitat più interessante si è rivelato un piccolo rio secondario che tagliava perpendicolarmente il greto fluviale e sembrava provenire dal paese sovrastante. Sulle sue sponde abbiamo osservato vari Juncus, la Veronica beccabunga ( no, non Veronica Lario) e la Pulicaria dysenterica, giusto per fare qualche nome. Risalendone il corso, ci siamo ritrovati praticamente di fianco al parcheggio d'arrivo e proprio qui, dove l'acqua spariva tra la folta vegetazione, un banco di sabbia di pochi metri quadrati ci ha offerto la chicca della giornata: un fiore tipico proprio di ambienti e umidi e sabbiosi decisamente raro e in forte regresso, tant'è che il Lythrum hyssopifolia, questo il suo nome, non veniva segnalato per la provincia di Piacenza dal 1877!

 Lythrum hyssopifolia, foto di Fabrizio Bonali



 Brano tratto da:   Enrico Romani e Giacomo Bracchi, Checklist aggiornata e commentata della flora vascolare della Provincia di Piacenza, 2010

giovedì 25 giugno 2015

Corri Francesco, corri! Parte II di II


 N.b. il nome proprio della protagonista cambia volutamente ogni volta che viene menzionato nel racconto.
L'imprevisto e l'inatteso non si curano del nome che portano, cambiano ogni volta, nel corso dei millenni, portando sulle loro ali, come cigni neri, un tenue ma indistrittubile filo conduttore, che unisce tutte le loro apparizioni.

"Fermiamoci un attimo, Sorellina mia, non ti ho nemmeno ancora potuta abbracciare!"
Si guardarono quindi negli occhi, brillavano in modo speciale e riflettevano una comunione d'intenti pressochè perfetta. Infine giunse un grande, tenero abbraccio, come solo due fratelli in Spirito possono scambiarsi.

“Se sei arrivata da me significa una sola cosa: che una stagione volge al termine e che un vento forte e ribelle porterà grandi sconvolgimenti e rinnovamento. Dimmi, piccola "Zefiro", che buona novella mi porti?"

“Non qui, non qui Francesco!" E intanto si guarda intorno, preoccupata, come se si sentisse inseguita e braccata.”Roma ormai è diventata più nera di uno scarafaggio immondo, sopra e sotto la città aleggiano forze snaturate e depravate, che spingono al caos assoluto ogni giorno di più, te ne sarai accorto...Una decadenza ormai fuori controllo, devastante e dilagante, che incupisce i cuori degli uomini e ingrigisce i loro animi. Rimane per fortuna un' isola di speranza, un'oasi nascosta di pace, parleremo lì."

Tutta impaziente la piccola Eleusi si trascina dietro il Papa, sollevato dal fatto di vederla finalmente rallentare. Si gira verso di lui e gli stringe la mano" Siamo arrivati Francesco!" unendo alle parole un sorrisetto compiaciuto e divertito.

Elal lascia la mano di Papa Francesco e si dirige verso un cancello arrugginito che, insieme ad un muro lungo lungo, protegge una vasta area abbandonata e ormai sommersa dal verde.
In pochi passi, nel cuore di Roma, si ritrovano ben presto in una piccola foresta costellata di ruderi decrepiti, ma la sorpresa vera e propria spunta davanti ai loro occhi solo quando iniziano ad inoltrarsi per quelle macerie di cemento disarmato: un inatteso incrocio tra uno zaffiro e una smeraldo, un occhio vivo e profondo in quella macchia di vegetazione e arbusti; un Lago, un lago di acque pure e cristalline, proprio come quelli alpini d'alta quota, un vero e proprio miracolo cittadino.

“ Caro Francesco, non te lo aspettavi eh un posto del genere? Tu che abiti a Roma nemmeno sapevi della sua esistenza ed io invece, che vengo da così lontano, sì!
Un lago di acque pure, minerali, una sorgente stanca dell'oscurità. Luce che ritrova Luce. E' il destino di ogni acqua: parte del suo tragitto è segreto e invisibile, nel buio e nella quiete profonda. Solo le acque che vincono le loro paure, che diventano adulte, riescono a fuoriuscire, a trovare una strada per emergere!
C'è una grande storia d'amore dietro queste acque lucenti, immerse nelle rovine di Roma, non quelle antiche, no, quelle moderne, di spregevole cemento e quelle morali di politici e palazzinari che lo propagano a perdita d'occhio, insudiciando Madre Terra. Una storia d'amore ricca di colpi di scena, battaglie, sconfitte e vittorie: i cittadini delle borgate vicine, stanno combattendo a mani nude, coi denti e la disperazione, come indiani d' America, come aborigeni e nativi di qualche sperduta foresta: hanno calcato il calcagno nella Terra, la loro Terra, ne hanno sentito l'energia e il richiamo. Si sono riconnessi alla radice e sono passati all'azione per rendere parco questa meraviglia e donarla a tutta la popolazione.
E questo è il punto Francesco, anche tu, anche la decrepita chiesa, dovete smettere di pregare a capo chino con in mano il rosario, la vera preghiera è l'azione. Non è più tempo nè di star seduti nè inginocchiati. Alzati fratello caro, alzatevi tutti, fai alzare il tuo clero e i tuoi fedeli.
Sapessi quanto lavoro c'è da fare fratello mio! E solamente gli uomini con una fede possente potranno portarlo a termine! Non è più tempo di stare chini a recitare parole a memoria!
Ma veniamo a noi Francesco caro:  sei sotto attacco. Te lo dico schiettamente. Il fumo di satana sotto le porte del Vaticano si è ora addensato in cani cornuti, croci uncinate e negromanti porporati. Te ne sei accorto, lo so, ma forse non ti sei ancora accorto che ormai sono arrivati dentro la tua Vera Casa, il tuo corpo, ti stanno avvelenando fratello mio! Non mangiare e soprattutto non bere più niente di quello che ti portano, me lo prometti ? Non te ne accorgi? Quando parli davanti ai tuoi fedeli a volte cambia la tua voce, la tua cadenza, la tua energia. Diventa una voce spenta, opaca, priva di forza, come quella di Giovanni Paolo II quand'era ormai vecchio e moribondo. Ti stanno sedando, anima e corpo, fratellino caro! Vogliono spegnere il bagliore del tuo Spirito, la ribellione della tua Anima!"
Il papa smunse, con grande dignità, annuì: in cuor suo sapeva che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Appena eletto sapeva già di essere finito nella tana del lupo: aveva fatto subito le valigie e si era trovato un'altra sistemazione, lontano, per quanto fosse possibile, dalle congiure di palazzo. E per lo stesso motivo non mancava occasione di chiedere a tutti i fedeli di pregare per lui; si sentiva davvero braccato da forze oscure e sotto attacco dalla malvagità di alcuni. Aveva davvero paura, non tanto per la sua incolumità ma per il destino della sua Chiesa.
" Francesco, Francesco caro" proseguì prendendo le sue mani e stringendogliele forte, " Il tuo stesso nome ti segna come sacro amante dell'Antica Madre. Tieni fede alla tua scelta, vai fino in fondo al patto di sangue, terra e anima che hai stretto con Lei. Padre della Chiesa, riaccendi il legame, ricollega il fascio di nervi che è stato tranciato tra l'uomo e la natura. Istituisci se necessario un nuovo ordine religioso laico, affine ai francescani, ma più radicale, in tutti i sensi. Che dia da mangiare alla Vita e alla Natura, che disseti i deserti e purifichi le acque immonde con cure amorevoli e pazienti!
Manda i ragazzi degli oratori, con catechisti e preti, per le campagne intorno alle città; nauseativi e piangete di fronte alle atrocità che ammirerete: distese sterminate di granoturco, acque putride, quando ancora ce n'è, nei fossi dei campi, che non ospitano più nemmeno una rana o un pesce. Alberi dilaniati e sradicati dalla falce dell'idiozia umana, che si sta preparando da sola la peggiore delle tombe. Spruzzi e nubi di veleni che ammorbano tutto il Creato. Nemmeno i fiori hanno più il coraggio di spalancarsi al cielo, le nobili api, sterminate.
Manda i fanciulli degli oratori a piantare alberi Francesco, a inginocchiarsi davanti all' acqua dei rii e dei torrenti, a commuoversi dinanzi ai colori degli ultimi fiori rimasti, quelle nobili vedette celesti che Cristo amava tanto.
Non è rimasto più nessuno Stato, nessuna politica, nessuna scuola che se ne voglia occupare.
Convinci la gente a reimpradonirsi di ciò che le è stato tolto. Lo so, lo so, ci vorranno decenni a dirottare le persone dai centri commerciali a un prato fiorito, ma non abbiamo scelta Francesco, è l'unica strada, l'unica.
Iniziamo a cancellare le brutture di un'industria e un'agricoltura spietate e crudeli, che divorano il suolo sino a pochi centimetri dai corsi dei malati fiumi, una volta così rigogliosi e possenti.
La chiesa è piena di terreni agricoli Francesco, convertine una parte in prati, stagni e boschi.
Imparate ad osservare come la Natura fa presto a recuperare il terreno perduto, osservatela risorgere dove è stata calpestata e offesa. E' lei la martire e la santa del nuovo millennio.
Che la Chiesa si occupi davvero dei più fragili ed indifesi: ricorda Francesco, se non proteggerai le piante e gli animali a nulla varranno gli sforzi per sconfiggere la povertà e la fame degli uomini.
Rendi palese l'errore della carne, essere vegetariani non è più questione di scelta, ma di necessità. Fai osservare ai tuoi fedeli l'orrore dei liquami prodotti dall'invasione di suini e bovini, come contaminano acqua e terra, sorgerà sdegno e sgomento nei loro cuori. Insegna che basta davvero poco per nutrirsi. E' la qualità che conta, non la quantità.
I gemiti della terra e delle acque superano quelli dell'uomo, il dolore della natura va curato, amato e guarito. La vera carità deve partire dalle basi dell'esistenza. Prima di donare un pezzo di pane va donato al pane stesso nuova linfa e vigore; se persino il grano e le farine sono corrotte, quale salute e vigore potranno trasmettere all'uomo? Riportiamo senso e bellezza anche nel più umile campo di grano: le spighe devono tornare a dialogare con le erbe commensali, come gli splendidi fiordalisi e gli specchi di venere. Dare nuova dignità al pane significa donare nuova dignità all'uomo."


Chissà da quanto tempo che tutte quelle parole, tutti quei concetti erano racchiusi nel cuoricino di quella piccola creaturina, era da tanto tempo che li covava e li scaldava, in attesa che sbocciassero. Quel momento era giunto, fu come un'ondata di piena per Francesco, un'ondata vigorosa e forse distruttrice, ma al contempo vivificante e purificante.
Si era fermata quasi senza respiro Sofia, impaurita da se stessa, da tutte quelle idee e da tutte le conseguenti implicazioni, da tutte le lotte e le rivoluzioni che quelle parole avrebbero compiuto una volta messe in atto.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente per qualche istante, prima di proseguire, con un timbro di voce più lento e cadenzato:

"La Terra Novella arriverà solo con il sudore della nostra fronte, rimboccandoci le maniche.
Non pioverà dal Cielo.
In verità, Francesco, solo con mani umane.
In verità, Francesco, solo con piedi umani.
Ricreare l'Eden, Francesco! Questa è la parola d 'ordine.
E' nostra responsabilità, non di Dio.
Non verrà nessuno a salvarci, perchè noi siamo la causa del problema e spetta a noi diventare la soluzione del problema!"

Si girò verso quello specchio d'acqua, allargando le braccia come per cercare di abbracciarlo tutto.
"Ammira questo lago dell'ex Snia, come ha smosso gli abitanti di Roma! Hanno visto la bellezza in un posto del genere per la prima volta, lo splendore del creato ha destato il loro cuori e i loro spiriti.
Ora sono Uomini Veri!
Francesco amato, vieni qui, appoggia la  testa al mio petto: io con questa acqua ti mondo e ti battezzo. Fratello dell'uomo, in questa acqua miracolosa tu farai immergere gli uomini di buona volontà e le sue sponde accoglieranno un nuovo tempio dove verrai a predicare e a parlare con semplicità, a tutti gli uomini, di tutte le religioni. I tuoi discorsi siano fatti sotto le fronde degli alberi, senza candelabri e paramenti, senza spesse mura e finestre impolverate. Riporta l'uomo a riscoprire le bellezze del creato, spiegagli che è bello pregare sotto un tetto di nuvole o stelle.
D'improvviso la voce della bimba cambiò tonalità, si fece più adulta ma al contempo più lontana, come portata da un alito di vento premonitore:" Camminerai Francesco, camminerai molto e a piedi scalzi, camminerai con un Cuore grondante di Empatia Totale, che ti chinerà le spalle ma innalzerà la tua coscienza, sino al Cruccio del pianeta, che ne è anche crocicchio.
Batterai forte il tallone su quell'arida terra, attirerai gli sguardi di Caino e Abele, li coglierai entrambi con le braccia alzate, pronti a lanciare pietre. Ti Odieranno perchè mostrerai loro per la prima volta quello che potrebbero essere e che non riescono ad essere. Ti vedranno Angelo e si accorgeranno di agire come maiali che sguazzano nel fango.
E tu, sul campo di battaglia, scalzo ma non disarmato, leverai alta e possente la tua voce, oltre la polvere e le sabbie arroventate verrà udita, griderai queste parole Francesco"
E un tiepido alito di vento divino sfrecciò dentro le sue orecchie, consegnandogli l'esatta frase da custodire sino al momento prestabilito.

E quel refolo di vento portò via quella piccola messaggera: Miriam si era dissolta, se n'era andata, il suo scopo li si era concluso, dove mai starà già galoppando sui velieri di Zefiro, per la prossima missione ?











lunedì 22 giugno 2015

ACQUACANTA

Grembo di tutti i sentieri
sgorghi dal midollo delle rocce come inguaribile ferita
che diffonde il germe della Creazione.
Neonata fanciulla, appena venuta alla luce hai già il potere di capolvegere il Cosmo:
come un Dio possente scaraventi a terra il Toro celeste e domi l'ardore dei suoi Fuochi,
che si placano in docili brillii riflessi sulla tua candida pelle.
Lungo il corso sinuoso del tuo destino, ti arricchisci di esperienze e tormenti,
te li leggo in volto, anse e meandri, solcati dalle lacrime e dal sudore che imbibiscono la tua Carne della spezia più ambita:
il sale della vita, che ti rende donna adulta e sipida di Vita, anzi, di Via.
Madre Sorgente, chi mai potrà superare l'immacolata purezza delle tue trasparenze?
Il piacere di camminare scalzi in un rio sorgentizio di acque gelide e purissime della nostra pianura è senza prezzo!

Conclusione più che azzeccata per una giornata passata all'insegna della'acqua!