L'invito ad indagare, sotto un profilo
botanico, il corso del Trebbia è venuta dall'amico Fabrizio Bonali,
florista appassionatissimo, che ha rispolverato dall'oblio della
memoria il lavoro di un botanico del passato, tal Pavesi, che nel
1918 pubblicò un catalogo delle specie vegetali incontrate lungo i
corsi dei fiumi Trebbia e Nure.
L'idea è ripercorrere, praticamente ad
un secolo di distanza, le tracce di Pavesi e rivisitare le stesse
stazioni menzionate dall'autore per valutare le differenze e i
cambiamenti botanici in un lasso di tempo così lungo.
Si parla di una decina di stazioni per
il Nure ed altrettante per il Trebbia, posizionate lungo tutto il
loro corso.
Lo scopo è di ottenere un quadro
completo entro il centenario del primo elenco pubblicato, ovvero nel
2018.
Dopo aver recuperato il terzo
partecipante alla gita, Alfredo Labadini, altro grande appassionato
florista, ci dirigiamo alla meta della giornata, Travo, sulla sponda
destra del Trebbia; tipica località “balneare” che d'estate
ospita sulle sue “coste” turisti giovani e meno giovani in cerca
di sole e acque fresche in cui tuffarsi.
Il letto del fiume si presenta davvero
sconfinato, una distesa poderosa di grossi sassi di tutte le epoche,
colori e composizione chimica immaginabili, che viene coperta dalle
acque solo nei momenti di maggiore portata.
Ora i flutti del Trebbia sono limitati
ad un singolo e stretto ramo che nemmeno si vede dalla nostra
posizione. Dovremmo camminare per almeno un centinaio di metri prima
di poterlo raggiungere.
I ciottoli più1\
grossi rappresentano un ambiente
davvero troppo ostico per la vita, se tra di essi non si insinua un
poco di fango e sabbia, non esiste pianta che possa attecchire.
Solamente i giovani pioppi, penetrando
in profondità con le radici, riescono a dare un tocco di verde a
questo terreno altrimenti lunare e desertico.
Per cercare più varietà e più
biodiversità si devono individuare quelle lingue umide e fangose
dove fino a poco tempo fa era ancora presente l'acqua oppure si
devono ricercare quelle fasce dove le correnti accumulano e
depositano, in mezzo ai grossi ciottoli, detriti più fini come
sabbia e limo.
Ed ecco che si potranno trovare, oltre
ai già citati pioppi, i primi salici, numerose varietà di poacee e
graminacee, ed i primi fiori come Satureja montana, Sedum sexangulare, Stachys recta etc. etc.
Uno dei fiori all'occhiello, in tutti i
sensi, di questi greti piacentini sono senz'altro gli imponenti cespi
di Achnatherum calamagrostis che si stagliano con i loro splendidi
pennacchi dorati e cangianti per un'altezza di almeno 1,5 m.
Ricordano molto quelle piante
ornamentali che si trovano in certi giardini o nella aiuole delle
rotonde stradali, con l'unica differenza che queste sono ancora più
luminose e del tutto “nostrane”.
Achnatherum calamagrostis
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Achnatherum calamagrostis
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La pecorella nera, un pioppo
“autunnale”, morto per qualche malattia, completamente circondato
da un semicerchio di pioppi sani.
Ha un pò del giardino Zen, non è vero?
Ha un che di magico questo cardide,ricorda un Palantìr di tolkeniana memoria oppure il classico artiglio animalesco che detiene la sfera tra le sue grinfie o ancora la sommità di uno scettro o una verga magica.
Davvero una bella pianta: Echinops sphaerocephalus
L'habitat più interessante si è rivelato
un piccolo rio secondario che tagliava
perpendicolarmente il greto fluviale e sembrava provenire dal paese
sovrastante. Sulle sue sponde abbiamo osservato vari Juncus, la
Veronica beccabunga ( no, non Veronica Lario) e la Pulicaria dysenterica, giusto per fare
qualche nome. Risalendone il corso, ci
siamo ritrovati praticamente di fianco al parcheggio d'arrivo e proprio qui, dove l'acqua spariva tra la folta
vegetazione, un banco di sabbia di pochi metri quadrati ci ha offerto
la chicca della giornata: un fiore tipico proprio di ambienti e umidi
e sabbiosi decisamente raro e in forte regresso, tant'è che il
Lythrum hyssopifolia, questo il suo nome, non veniva segnalato per la
provincia di Piacenza dal 1877!
Lythrum hyssopifolia, foto di Fabrizio Bonali
Brano tratto da: Enrico Romani e Giacomo Bracchi, Checklist aggiornata e commentata della flora vascolare della Provincia di Piacenza, 2010
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