A metà strada tra una recensione e una riflessione
N.B. In grassetto le frasi citate direttamente dal testo
ALEJANDRO
JODOROWSKY, PSICOMAGIA, UNA TERAPIA PANICA, FELTRINELLI, 2014, NUOVA
EDIZIONE.
Jodorowsky è un vulcano
vivente, toccato da un estro variopinto, artista carismatico ed
esplosivo; degno rappresentante di quell'America latina che gli ha
dato i natali(Cile) e l'iniziazione ai misteri dell'arte e della
spiritualità( Cile e Messico). Classe 1929(!), è un personaggio
affascinante e poliedrico che anche a 86 anni suonati è più
prolifico di un ventenne e non sembra affatto perdere smalto:
è appena uscito il suo
ultimo film/libro La danza della realtà e sta già girando il
prossimo!
Anche solo tramite la lettura di Psicomagia riesce ad elettrizzarti con la sua verve e ti
contagia con l' incontenibile vitalità che trasuda da ogni poro
della sua pelle e da ogni pagina dei suoi libri. Ti trascina in una
danza frenetica e sensuale coinvolgendoti sempre e comunque, anche
quando vorresti non partecipare e startene a goderti un bicchiere al
banco, in santa pace.
Ecco, con lui è
impossibile starsene in disparte ad osservare, lui ti vuole vedere in piedi per spingerti nel mezzo della pista, renderti artefice
della tua vita, protagonista e non mera comparsa; matador
formidabile, non pretende che tu sia d'accordo con lui e che legga i
suoi libri, vuole attivarti e stimolarti, sempre e comunque,
portandoti inevitabilmente all'azione.
Anzi, “azione” potrebbe essere la parola chiave di tutto il libro.
Da dove scaturisce questa
sua frenesia scalpitante, la sua proverbiale e potente immaginazione,
il suo moto apparentemente perpetuo? Senza ombra di dubbio da un
talento innato, da un carattere esuberante. Ma è comunque molto
interessante apprendere dalle prime pagine del libro l'origine del
suo percorso artistico e l'ambiente che l'ha plasmato.
Il Cile, a detta stessa
dell'autore, è una nazione il cui suolo ondeggia e trema
continuamente, a causa dei frequentissimi movimenti tellurici. Questo
influisce poi non così sottilmente sul carattere e la vita dei suoi
abitanti, definiti vivacissimi e in qualche modo “folli”.
Questa follia buona, una
sorta di stravaganza e originalità tipica cilena, si è incarnata
nella sua massima espressione durante un breve periodo magico, un piccolo
rinascimento, dove la poesia e la fantasia andarono davvero al
potere.
Una vena poetica
straordinaria, che negli anni della giovinezza di Jodorowsky
si è
materializzata in una vera e propria utopia, impregnando
ogni luogo e persona.
Il Cile si è trasformato in quegli anni in un paese incantato e fiabesco.
Il Cile si è trasformato in quegli anni in un paese incantato e fiabesco.
Ciò si spiega anche
grazie alla presenza simultanea in quel paese di eccezionali poeti,
dei quali il più famoso, almeno per noi, era senz'altro Neruda.
Potremmo dire, modificando
il primo articolo della nostra costituzione, che il Cile è stato,
per un periodo limitato ma indimenticabile, uno stato fondato sulla
poesia.
I più alti esponenti di
quell'arte, ormai tutti veri e propri eroi nazionali, influenzarono
profondamente il giovane Jodoroswky , tant'è che egli stesso cita un
brano del talentuoso Huidobro, estrapolato da una conferenza tenuta
a Madrid. Vale la pena riportare alcune righe emblematiche e
ispirate:
[…] Il poeta ci tende la mano per condurci oltre l'ultimo orizzonte, oltre la cima della piramide, in quella terra che si estende oltre il vero e il falso,lo spazio e il tempo, la vita e la morte, la materia e lo spirito...Nella sua voce c'è un incendio inestinguibile[...]
[…] Il poeta ci tende la mano per condurci oltre l'ultimo orizzonte, oltre la cima della piramide, in quella terra che si estende oltre il vero e il falso,lo spazio e il tempo, la vita e la morte, la materia e lo spirito...Nella sua voce c'è un incendio inestinguibile[...]
Un incendio
inestinguibile, frase stupenda, essa stessa un' intera poesia, che
calza anche a pennello per il nostro Jodo (come lo chiamano i suoi
fans).
Ma che combinava
concretamente in quel contesto così peculiare e irripetibile?
Evidentemente già allora
era parecchio “strambo”, almeno per i canoni consueti della
società e si dilettava con i suoi amici a comporre azioni poetiche
più che poesie in versi.
Di che si trattava? Per
rendere l'idea penso basti citare un solo esempio.( Cito a memoria e non pedissequamente il testo):
Un giorno io ed un mio
amico stavamo camminando per strada quando all'improvviso suonammo
il campanello di una casa per noi del tutto sconosciuta. Alla signora
che ci rispose chiedemmo se potevamo entrare, attraversare la casa e
proseguire il nostro cammino dal retro della stessa.
La signora non si
scompose nemmeno un istante e ci rispose di si. La poesia era
letteralmente nell'aria, si respirava ovunque, per quella donna fu
naturale rispondere si.
Ci eravamo prefissati
di camminare in linea retta, senza mai deviare dal percorso. Quello,
per noi, era un gesto poetico.
Oltre la poesia, che comunque non
abbandonerà mai, dato che come lui stesso ci ricorda andrebbe
coltivata e scritta mezz'ora ogni giorno, egli approda con entusiasmo
al teatro per accorgersi però ben presto di quanto la tradizione
teatrale gli vada stretta e non lo soddisfi appieno.
Arriva a teorizzare che
impersonare un personaggio è inutile, l'attore deve diventare
attore di se stesso, conoscerci in profondità, esternare se
stesso. Interpretare il proprio mistero.
Ammette che il teatro lo
interessa poco come distrazione e molto come strumento per la
conoscenza di sé. Addirittura lo spettatore diventa superfluo,
anzi inconcepibile, come i posti a sedere che esso occupa: tutti
devono diventare attori se possibile e il confine da sempre
reputato inviolabile tra scena e poltrone svanisce all'istante:
l'attività teatrale si sposta ovunque, letteralmente, dai camerini
ai corridoi fino agli spazi pubblici come un autobus di linea in
corsa o una piazza cittadina.
Un'esibizione meta-teatrale che
divenne davvero leggendaria e segnò uno spartiacque definitivo nella
vita dell'artista, avvenne nel 1965 a Parigi.
Non una commedia, non una
recitazione imparata a memori ma più un happening, forma d'arte
molto più conosciuta ai giorni nostri, il cui scopo, per Jodo, che
vi parteciperà attivamente e non solo come regista, era quello di
scatenare nei partecipanti, in modo improvviso e non calcolato, le
pulsioni più inconsce, esternandole senza freni inibitori, senza
vincoli o remore morali. Voleva sondare gli estremi della natura umana
e indagarne le tenebre e le ombre portandole ad emergere con atti
impulsivi governati da follia, libidine, trance etc etc. Per
l'occasione vennero portati sulla scena una miriade di oggetti
apparentemente assurdi e decontestualizzati, ma in realtà con
specifici significati simbolici, con i quali gli attori interagiranno
senza copione, facendosi guidare dall'ispirazione e i desideri del
momento. Non si risparmiarono nemmeno animali vivi o loro parti
fresche di macello.
Non voglio assolutamente rovinarvi
la sorpresa di leggere la lunga e dettagliata
descrizione di quell'avvenimento, vi trascriverò solamente l'incipit
dello spettacolo, che si protrarrà per ore e ore...
Alcune
oche vive vengono portate sulla scena e sgozzate da me davanti a
tutti, queste ultime vagano sul palco sprizzando sangue sugli altri
attori, i cadaveri vengono poi usati come goffe armi per picchiare i
corpi di donne nude...
Insomma, un delirio totale a metà
strada fra riti dionisiaci sfrenati e le più nefaste perversioni in
stile 120 giornate di Sodoma e Gomorra (ottimo ma inquietante
film di Pasolini).
Difficile non pensare a un rituale
di magia nera pura anche se l'autore-attore ci tiene a rimarcare più
volte come tutto fosse sotto il suo controllo affinchè le cose non
degenerassero in pornografia o atti di violenza tra i
partecipanti. In ogni caso Esagerazione allo stato puro!
Anzi, lui stesso ammette che quell'evento è
corrisposto a una sorta di rito d'iniziazione, come se una discesa a
così infimi livelli avesse un potere liberatorio, espurgante e di
catalizzatore / propulsore per l'inevitabile risalita. Ricorda
infatti ai lettori che i fiori di loto nascono nella melma più
profonda dei fondali.
La cosa mi ha molto ricordato
quelle performances da salotto tenute da Gurdjeff, le cui opere
Jodorowsky conosce bene, una cinquantina di anni prima, quando
riusciva a scatenare in borghesi repressi e puritani, le pulsioni
più basse e animalesche.
Se una morale va trovata, è forse
quella di dimostrare all'uomo quanti strati, quanti io e quante
bestie dentro di noi possediamo ( o forse sono loro a possedere
noi?), senza averne nè la consapevolezza nè il benchè minimo
controllo, pur se apparentemente addormentate in profondità dentro
di noi.
L'happening
parigino ha chiuso un'intera fase della mia vita. Da li in poi ho
voluto creare un teatro positivo, illuminante e terapeutico.
Ed è senz'altro da qui che
Alejandro inizierà a produrre veri e propri capolavori in qualsiasi
campo artistico, ma non solo, si cimentasse.
E ' proprio da quell'atto parigino
che Jodorowsky, schifato a sazietà dalla dimensione negativa fatta
affiorare, si ridireziona verso l'alto e la luce.
Inizierà così un percorso spirituale che lo porterà a conoscere persone eccezionali e a ridefinire gli scopi della sua esistenza, primo fra tutti il bisogno di aiutare gli altri in modo al contempo spassionato e appassionatissimo, senza mai aspettarsi un ritorno economico, aiutandoli a guarire da tutti i dolori e le malattie possibili, prima fra tutte quella di non conoscere se stessi.
Superata la quale si avranno tra le mani tutti gli strumenti necessari per un'autentica e rivoluzionaria autoguarigione.
Inizierà così un percorso spirituale che lo porterà a conoscere persone eccezionali e a ridefinire gli scopi della sua esistenza, primo fra tutti il bisogno di aiutare gli altri in modo al contempo spassionato e appassionatissimo, senza mai aspettarsi un ritorno economico, aiutandoli a guarire da tutti i dolori e le malattie possibili, prima fra tutte quella di non conoscere se stessi.
Superata la quale si avranno tra le mani tutti gli strumenti necessari per un'autentica e rivoluzionaria autoguarigione.
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