Amando la natura in tutti i suoi aspetti, in particolar modo quella del mio territorio, sto indagando da tempo le emergenze ambientali e paesaggistiche del cremonese.
Come molti
sapranno la zona più a Nord ( Nord-Ovest) della nostra provincia,
quella verso Crema per intenderci, rientra in un'area detta fascia a
fontanili.
Ovvero un lungo
lembo di terra che percorre tutta la Pianura Padana, ma che si
espande in altezza solo per alcuni chilometri, presso il quale
scaturiscono dal terreno, disseminate per tutta la campagna,
miriadi di risorgive di acque pure, molto ossigenate e fresche, che
poi l'uomo ha imparato, nei millenni, a gestire ed utilizzare per
fini agricoli.
Questo fenomeno
avviene al contatto tra l'alta e la bassa pianura, dove si passa da
un substrato permeabile, ricco di sassi e ghiaie di medie-grosse
dimensioni a strati impermeabili, come quelli argillosi, che
obbligano le acque sotterranee, provenienti dalla fascia alpina, ad
affiorare in superfice.
La grande
abbondanza di acque di ottima qualità, tipiche di tutto quel
territorio che nel nostro caso va, grossomodo, da Genivolta, con le
sue Tombe Morte, sino a Treviglio, ha creato, nei secoli passati,
delle eccellenze di “architettura agricola”( scrivo architettura
e non ingegneria perchè aggiungono, oltre all'utilità,
un'indiscutibile qualità estetica al territorio e all'ambiente)
molto raffinate e particolari, ovvero le cosiddette marcite.
La pratica delle
marcite risale al medioevo e più precisamente al XII sec., per opera dei monaci
certosini di Chiaravalle, artefici, nello stesso periodo, di
un'altra grande invenzione: il formaggio Grana/Parmigiano.
Come presto
vedremo tra le due innovazioni esiste uno stretto legame.
Pur se sappiamo
che le marcite vennero introdotte dai certosini per bonificare un
terreno paludoso e malsano, ci sfugge ancora l'etimologia del
termine, come dimostrano le varie interpretazioni esistenti: c'è chi
ritiene che derivi da Marzo, mese del primo sfalcio dell'anno o dal
fatto che con l'ultimo taglio, a Dicembre, non si raccogliesse l'erba
ma si lasciasse marcire sopra i campi, a mò di fertilizzante.
Ma in cosa
consiste esattamente una marcita? Si tratta di un normale campo
adibito a prato per la fienagione, con la differenza che al suo
interno è solcato da piccoli fossatelli perennemente ricolmi
d'acqua, quando possibile proveniente dai fontanili, che viene fatta
tracimare sulla copertura vegetale, mantenendola sempre umida e rigogliosa.
Le acque
utilizzate, che scaturiscono dal sottosuolo, anche in pieno inverno
mantengono una temperatura mai inferiore ai 6 °, il che produce due
reazioni molto interessanti.
Per prima cosa
l'erba continua a crescere e ad essere florida in tutti le stagioni
e in tutti i mesi dell'anno, anche in pieno inverno, permettendo il
doppio del raccolto rispetto ai campi tradizionali: invece dei
canonici 4/5 tagli si arriva tranquillamente a 8/9.
Inoltre, quando
tutto il panorama circostante sarà invaso da neve e apparirà bianco
fino all'orizzonte, la marcita spiccherà come una sgargiante macchia
di verde intenso, grazie alle temperature miti delle acque utilizzate
che mai andranno a gelare.
Le marcite sono
state per secoli un vanto, finchè sono durate, di questa abbruttita Pianura Padana, un fiore all'occhiello rinomato in tutto
il mondo: venivano da mezza Europa e persino dall'America per vedere
questa pratica così peculiare e virtuosa, sia per l'uomo che per
l'ambiente.
. Era un
endemismo, un fenomeno d.o.p, tipico ed esclusivo delle province di
Milano,Lodi e Cremona.
Dal punto di vista floristico, le marcite sono equiparabili a prati umidi ed ospitano un' abbondanza e varietà tale di fiori rari e caratteristici da tener quasi testa ai ridenti pascoli alpini.
Dal punto di vista floristico, le marcite sono equiparabili a prati umidi ed ospitano un' abbondanza e varietà tale di fiori rari e caratteristici da tener quasi testa ai ridenti pascoli alpini.
Ma l'avidità
dell'uomo, come al solito, ha rovinato tutto: l'ingordigia di
produrre quantitativi sfrenati di latte, intollerabili per un ciclo
armonioso della natura, ha spazzato via quanto restava di bello, sano
e genuino nella nostra agricoltura.
E' rimasto giusto
qualche appezzamento “didattico”, lasciato a testimonianza del
passato, nel parco agricolo Milano sud.
Le cause del
declino e dell'abbandono sono da ricercarsi nell'antieconomicità di
tale pratica una volta che l'agricoltura è entrata nelle spire del capitalismo più vorace: mezzi meccanici non compatibili, richiesta di
manodopera eccessiva, utilizzo di mangimi
ipercalorici, ipervitaminici, ipertutto al posto del fieno, chiusura ed estinzione dei
fontanili per mancanza di manutenzione.
Ma siamo sicuri
che l'attuale situazione di produzione sfrenata, che punta a quantità
elevatissime a discapito della qualità, sia poi così benefica per
il consumatore finale?
Ecco un brevissimo
riassunto sulla degenerazione attuale della qualità del latte e dei
formaggi che noi consideriamo come chissà quale prelibatezza da
esportare nel mondo, ma mi faccia il piacere mi faccia!
...Gran parte (quelli onesti) dei
caseifici ammettano con tristezza che ormai é diventato molto
difficile produrre una buon formaggio visto la scarsa qualitá e
quantitá dei lattobacilli nel latte fornito dai contadini. Quando
poi senti i veterinari in carico per le stesse stalle ti spiegano che
la maggior parte delle mucche ormai sono acidificate a causa del
silaggio mal fermentato ( si
fanno fermentare nei silos i trinciati vegetali, ovvero il foraggio
per il bestiame n.d.s)e per la poca attenzione
dei contadini "moderni" all'igiene microbiologica nelle
stalle.
Se poi parli con gli agronomi ti
dicono che non c'é nulla da meravigliarsi visto l'impiego di
erbicidi (sopratutto impiegato a secchi per il mais -> silaggio),
anticrittogamici e concimi sintetici usati sui campi di oggi, oltre
al letame derivante da mucche malate perché in continua acidosi!
Tratto da :
http://www.ciboecibo.it/Sani,-buoni-e-etici/Cosa-mangiamo/Grana-Padano-o-Parmigiano-Reggiano-/ca_1829.html
Non credo nemmeno ci sia bisogno di rimarcare l'orrenda violenza e abuso subito da ogni singola vacca,
le cui sofferenze, malesseri, dolori e disperazioni, per via di un
chimismo nemmeno troppo sottile, vanno a finire dritte dritte nel
latte che beviamo e nei formaggi che mangiamo.
Voglio invece concentrarmi su un altro dato di fatto: il cibo che viene dato a ste povere bestie, per produrre il Grana Padano delle nostre zone, è anni luce più scadente di quello di 60 o 100 anni fa: attualmente le norme del Consorzio di tutela prevedono l'utilizzo di cibi magari altamente performanti in termini di litri di latte prodotto ma altrettanto poveri sotto un profilo di varietà e qualità: il regolamento permette agli allevatori di utilizzare, per mera convenienza economica ( leggasi ingordigia), dei prodotti, come mais e soia, che non esistevano nemmeno in passato della dieta vaccina.
Voglio invece concentrarmi su un altro dato di fatto: il cibo che viene dato a ste povere bestie, per produrre il Grana Padano delle nostre zone, è anni luce più scadente di quello di 60 o 100 anni fa: attualmente le norme del Consorzio di tutela prevedono l'utilizzo di cibi magari altamente performanti in termini di litri di latte prodotto ma altrettanto poveri sotto un profilo di varietà e qualità: il regolamento permette agli allevatori di utilizzare, per mera convenienza economica ( leggasi ingordigia), dei prodotti, come mais e soia, che non esistevano nemmeno in passato della dieta vaccina.
E' inutile che ci
vengano a raccontare su wikipedia che:
tra i
foraggi ammessi più rappresentativi troviamo i foraggi freschi o
affienati da prati stabili o artificiali o sfalciati, che fin dal
Medioevo costituivano la base dell'alimentazione. A questi
si sono aggiunti gli insilati
di trinciato di mais
o di altre foraggere, i fieni silo. Tra i mangimi ammessi spiccano i
cereali e la
soia.
fonte: Consorzio tutela del marchio Grana Padano
Ci sono dei
grossolani errori sopra riportati, evidentemente voluti
per fini commerciali e propagandistici dalla psico-setta degli allevatori a marchio dop
( Diciamo Oltranzose Palle, non quelle di
fieno.)
Chiunque
attraversi giornalmente le desolate lande della pianura padana, o
sarebbe meglio chiamarla depressione padana(?), si accorgerà che di
prati, senza parlare di prati stabili( resistono stoicamente nell'areale di produzione del Parmigiano per fortuna) che non esistono nemmeno più,
ce ne sono ben pochi.
Credo che le due immagini sottostanti parlino da sole, la differenza tra le due "diete" è abissale
monocultura a mais, il cui tranciato è alla base del Grana Padano |
Bellissimo prato incolto, posti del genere attualmente si riescono a trovare quasi esclusivamente in collina. |
Forse loro per prati intendono quei tappeti tutti uguali, come un campo da calcio, di erba medica!
Forse i signorotti
che ragionano ancora in termini feudali, fanno finta di non
accorgersi di quanti aromi, gusti, retrogusti e profumi si siano persi per sempre.
(Ammetto che questa del gusto perduto è un pò una mia fissa, sono affascinato dalla ricchezza che i nostri nonni hanno potuto apprezzare senza nemmeno accorgersi di quanto erano fortunati...certo c'era la guerra, ma esistevano, giusto per fare un solo esempio, decine e decine di pesci d'acqua dolce diversi, per non parlare di gamberi e gamberetti di fiume....un immenso patrimonio non solo biologico ma anche gastronimico perso per sempre.Quanti sapori, quante fritture sublimi ormai lontani ricordi...)
(Ammetto che questa del gusto perduto è un pò una mia fissa, sono affascinato dalla ricchezza che i nostri nonni hanno potuto apprezzare senza nemmeno accorgersi di quanto erano fortunati...certo c'era la guerra, ma esistevano, giusto per fare un solo esempio, decine e decine di pesci d'acqua dolce diversi, per non parlare di gamberi e gamberetti di fiume....un immenso patrimonio non solo biologico ma anche gastronimico perso per sempre.Quanti sapori, quante fritture sublimi ormai lontani ricordi...)
Un campo incolto
invece, un vero prato stabile o comunque lavorato con certi crismi,
magari anche biologici, ospita sulla sua superficie decine e decine
di piante e fiori diversi, ognuno con le sue specifiche qualità e
sapori, che andranno inevitabilmente ad arricchire il prodotto
finale.
Quanti prati
vedete in giro ancora ricchi di fiori sgargianti? Esatto! Quelli di certe aiuole spartitraffico hanno un indice qualitativo migliore di tutti gli altri coltivati!
Per fortuna i prati si sono mantenuti di più dove si produce il Parmigiano Reggiano, come per esempio nella vicina provincia di Parma ma da noi è un vero e proprio disastro: legioni e legioni di piante di mais tutte uguali, come soldatini da sacrificare al fronte senza ritegno, vera e propria carne da macello.
Per fortuna i prati si sono mantenuti di più dove si produce il Parmigiano Reggiano, come per esempio nella vicina provincia di Parma ma da noi è un vero e proprio disastro: legioni e legioni di piante di mais tutte uguali, come soldatini da sacrificare al fronte senza ritegno, vera e propria carne da macello.
L'alimentazione
delle vacche odierne è di infima qualità rispetto a quella del
passato, consta, quando va bene, di 3-4 essenze vegetali, coltivate
intensivamente, ovvero senza tollerare la presenza di altre erbe
all'interno del campo...un'innaffiata di veleni e liquami provienenti da bestie mediamente tutte malmesse... e via, il pranzo è
servito!
Purtroppo anche
per quanto riguarda i prati si assiste ad un radicale impoverimento
di essenze presenti.
Tendono ovvero a
riempirsi di una o poco più specie di graminacee che ricoprono
tutto l'appezzamento senza lasciar spazio ad altre famiglie con fiori
più appariscenti.
Anche in questo
caso, impoverimento di biodiversità, di colori, di bellezza.
Non a caso il
regolamento per la produzione del Parmigiano Reggiano è molto più
severo rispetto a quello del Grana e sicuramente più attento alla
qualità finale del prodotto, come si evince dalle norme che qui
riporto:
Nella razione giornaliera, almeno
il 50% della sostanza secca dei foraggi deve essere apportata da
fieni.
Tratto dal diciplinare di produzione del formaggio Parmigiano-Reggiano.
Questa è una
differenza fondamentale tra Grana e Parmigiano, così come l'utilizzo
del conservante lisozima, inserito soltanto nel Grana per motivi non molto rassicuranti (vedi approfondimenti sotto).
Chi volesse
approfondire il discorso Parmigiano VS Grana può leggersi
quest'ottimo articolo:
Per quanto riguarda l'importanza del fieno, perchè, secondo voi, da sempre il maggese
è il taglio più ambito?
Fieno di primo taglio: detto
maggengo, perché
viene raccolto in maggio (ma anche in giugno), è il fieno migliore;
- fieno di secondo taglio: detto agostano;
- fieno di terzo taglio: detto settembrino o grumereccio o
terzuolo è quello con qualità nutritive inferiori.
https://it.wikipedia.org/wiki/Fieno
Perchè Maggio è
il picco massimo della Primavera, il momento in cui la maggior parte
dei fiori sboccia, ognuno con le sue qualità peculiari che
filtreranno sottilmente nella qualità finale del latte.
Il gusto e il
profumo di un formaggio dipendono da tante cose ma innanzitutto dalle
particolari sostanze, olii essenziali e molecole che ogni foglia,
stelo, petalo, granello di polline contengono in quantita e qualità
diverse.
Infine, spiegata
l'effettiva superiorità del Parmigiano Reggiano sul Grana Padano,
vorrei fare una proposta “immaginativa” ai produttori locali, cui troppo spesso manca una visione d'insieme a più largo respiro, affinchè
anche il Grana possa recuperare lo smalto perduto e ritornare ad
essere un'eccellenza autentica e non solo a proclami.
E' certamente una piccola, ingenua utopia, ma forse i tempi sono maturi per una presa di coscienza e un cambiamento radicale:
Da una mail di un produttore di formaggi biologici.
E' certamente una piccola, ingenua utopia, ma forse i tempi sono maturi per una presa di coscienza e un cambiamento radicale:
Da una mail di un produttore di formaggi biologici.
Molti ci chiedono se la fine del regime delle quote latte è, o sarà, un
danno per la nostra agricoltura.
La risposta che mi sento di dare è no.
Nei 30 anni in cui in Europa è rimasto in vigore il sistema produttivo
regolamentato dalle quote-latte, in Italia hanno chiuso 4 aziende agricole
;su 5. Una enormità!
Il sistema era stato introdotto perche la Germania aveva eccedenze di
produzione lattiera e doveva essere fermata la crescita produttiva tedesca.
Con il sistema delle quote-latte la Germania ha raggiunto il suo obiettivo
fermando la sua crescita produttiva di latte ed ha al contempo incentivato
la sua industria di trasformazione a tal punto che oggi i tedeschi sono
diventati i primi produttori ed esportatori di formaggi d'Europa (non
l'Italia o la Francia).
Il blocco dell'aumento della produzione di latte imposto in questi anni
dall'Europa
con il regime delle quote-latte ha spinto alcuni paesi a privilegiare
l'aspetto
qualitativo o di sostenibilità ambientale ed economica. Uno di questo paesi
è l'Austria che negli ultimi 30 anni ha puntato sulla produzione di latte
biologico.
Sempre in questi medesimi 30 anni, l'Italia ha puntato invece sulla
produzione intensiva del mais per produrre latte a prezzi sempre più bassi e
concorrenziali.
Il risultato è stato di aumentare la dimensione delle aziende agricole, ma
non di renderle sostenibili..per questo hanno chiuso 4 aziende su 5 ovvero
tutte quelle piccole aziende familiari che costituivano la spina dorsale
della nostra economia agricola.
In un mercato libero e non più vincolato alle quote, probabilmente molte
aziende agricole valuteranno di passare al biologico o a sistemi più
naturali di produzione, per lo meno questo è quello che noi ci auguriamo.
Questo ovviamente potrà avvenire solo se l'Italia (come Stato) si doterà di
un progetto di valorizzazione ed incentivazione di questi sistemi
produttivi.
Ma torniamo all'utopia a cui accennavo poc'anzi.danno per la nostra agricoltura.
La risposta che mi sento di dare è no.
Nei 30 anni in cui in Europa è rimasto in vigore il sistema produttivo
regolamentato dalle quote-latte, in Italia hanno chiuso 4 aziende agricole
;su 5. Una enormità!
Il sistema era stato introdotto perche la Germania aveva eccedenze di
produzione lattiera e doveva essere fermata la crescita produttiva tedesca.
Con il sistema delle quote-latte la Germania ha raggiunto il suo obiettivo
fermando la sua crescita produttiva di latte ed ha al contempo incentivato
la sua industria di trasformazione a tal punto che oggi i tedeschi sono
diventati i primi produttori ed esportatori di formaggi d'Europa (non
l'Italia o la Francia).
Il blocco dell'aumento della produzione di latte imposto in questi anni
dall'Europa
con il regime delle quote-latte ha spinto alcuni paesi a privilegiare
l'aspetto
qualitativo o di sostenibilità ambientale ed economica. Uno di questo paesi
è l'Austria che negli ultimi 30 anni ha puntato sulla produzione di latte
biologico.
Sempre in questi medesimi 30 anni, l'Italia ha puntato invece sulla
produzione intensiva del mais per produrre latte a prezzi sempre più bassi e
concorrenziali.
Il risultato è stato di aumentare la dimensione delle aziende agricole, ma
non di renderle sostenibili..per questo hanno chiuso 4 aziende su 5 ovvero
tutte quelle piccole aziende familiari che costituivano la spina dorsale
della nostra economia agricola.
In un mercato libero e non più vincolato alle quote, probabilmente molte
aziende agricole valuteranno di passare al biologico o a sistemi più
naturali di produzione, per lo meno questo è quello che noi ci auguriamo.
Questo ovviamente potrà avvenire solo se l'Italia (come Stato) si doterà di
un progetto di valorizzazione ed incentivazione di questi sistemi
produttivi.
Situazione ideale di rispetto delle basi essenziali della vita... |
Non ci sarebbe
forse lo spazio sul mercato per un prodotto di nicchia di altissima
qualità che possa vantare le straordinarie virtù che tenterò di elencare qui sotto?
Ecco dunque una
sorta di manifesto dell'allevatore illuminato:
Puntare su un marchio biologogico ed etico, animal friendly, che non rappresenti solo un eccellente prodotto " a tiratura limitata" da vendere ma anche uno stile di vita alternativo ed eco-compatibile.
Ciò comporta
evidentemente una minor produzione complessiva, ma anche di Ferrari
se ne fanno un tantino meno rispetto alle Panda!
Rivolgersi quindi
a un mercato piccolo ed esigente, creare un brand del tipo "millenary
tradition", " a Middle Ages practice rediscovered ". Citare il
primo manoscritto in cui si parla del Grana, vantarsi di dire: noi esistiamo
since 1169...
Il nostro latte
non è fatto solo da mucche: ma da miriadi di farfalle variopinte,
api e bombi operosi, fiori profumati e liberi di esprimere la loro
bellezza. Le nostre sono mucche felici: pascolano all'aperto, sono libere di muoversi, assorbire la luce del sole. Non vengono rinchiuse in gabbie nè strizzate a ritmi folli e insostenibili.
I vitellini non
sono sottratti alle loro madri, ma li si lascia insieme, come
natura vuole.
Utilizziamosolo acque speciali di fonte, di eccellente qualità, provenienti da risorgive e fontanili, piccoli e delicati monumenti naturali che
andrebbero protetti.
Nei
nostri campi non si uccide la vita ma la si moltiplica e protegge,
per il nostro bestiame utilizziamo prati variopinti con i più bei
fiori di tutta la Pianura Padana.
Abbiamo
ripreso una tecnica millenaria che era caduta nell'oblio perchè
troppo onerosa e non redditizia ma che conteneva tutta la saggezza
per mantenere il delicato equilibrio dell'ecosistema che ci circonda.
Abbiamo
ridato vita ai veri prati stabili e alle marcite, scomparsi ovunque.
Sono recentemente stato nella zona di Castelmagno (Cn), dove si produce l'omonimo formaggio, uno tra i più costosi, rinomati e obiettivamente buoni del panorama nazionale e internazionale.
Secondo voi cosa lo rende così speciale?
Bhè, ovvimanete l'aria e l'acqua di alta montagna sono catalizzatori eccezionali ma le erbe e i fiori che le vacche ruminano in quei pascoli secondo me fanno davvero la differenza. Sopra il Santuario di San Magno ho osservato i prati e i pascoli più belli che la mia memoria possa ricordare. Un vero incanto di colori e forme inebrianti. Dai rari gigli bianchi, alle orchidee bicolor, un'esplosione che trapela una vitalità più unica che rara. Ho perso persino il conto dei generi e delle specie incontrate, moltissime delle quali a me sconosciute!
foto esemplificativa di un pascolo alpino tra Cuneo e la Liguria: http://www.quotazero.com/forum/viewtopic.php?f=40&t=11178 |
Ecco come la
bellezza diventa scientifica! Ecco come la scienza e la tecnica si
abbelliscono!
Purtroppo il vil
denaro ha infettato tutto: la bellezza della campagna, la dignità e il rispetto degli animali allevati fino ad arrivare alla nostra
stessa salute.
Vi siete mai
chiesti perchè così tante persone sono diventate insofferenti al
lattosio?
I nostri genitori
o nonni soffrivano forse di questo disturbo?
Purtroppo il latte
è diventato una SCHIFEZZA IMMONDA!
E con la scusa di
far tutto, o quasi, a norma di legge, nessuno parla di questi problemi ai consumatori, che sono costretti ad
arrangiarsi da soli e capire sulla loro pelle che moltissimo del cibo
che legalmente si vende sul mercato è VELENO, allora ecco spiegato
perchè sempre più grandi fette della popolazione diventano
vegetariane e vegane.
E ti credo, SI TRATTA DI SOPRAVVIVENZA! NON E' UNA MODA PASSEGGERA, E' UNA TENDENZA EVOLUTIVA!
E ti credo, SI TRATTA DI SOPRAVVIVENZA! NON E' UNA MODA PASSEGGERA, E' UNA TENDENZA EVOLUTIVA!
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