Possiedo
una vasta collezione di conchiglie, sparsa per le spiagge di tutto il
mondo.
Steven
Wright
Un
bimbo mi attendava sulla rena, seduto, ma devo ammettere che non
ricordo più in quale vita avessi preso quell'appuntamento, stava
giocherellando con una manciata di conchiglie trovate sulla sabbia.
Ma
c'era qualcosa che non mi convinceva in quella riunione inaspettata e
al contempo predestinata, come se fosse un'esperienza già vissuta, già vista, una
sorta di dejavu; anzi, una messinscena, un gioco, un capriccio, ma
non quello di un bimbo, bensì di un vecchio che allestisce una scena
teatrale e che potrebbe attendermi per tutto il tempo necessario,
perchè anche il tempo stesso era in qualche modo opera sua, un gioco, il diletto di un vecchio che si finge infante, o forse il contrario.
Mi
sembrava di osservare me stesso dall'esterno, lo scenario era come
l'immagine di un tarocco, una figura archetipa, il bimbo sulla
spiaggia che cerca conchiglie, un' immagine, replicata all'infinito,
come un frattale, in tutti i millenni e in tutti i popoli del mondo.
Mi
lasciai per un attimo contagiare dalla spontaneità e ingenuità di
quel saggio puer, tant'è che mi balenarono in mente domande
impossibili, chissà perchè legate ad un dettaglio scenico altrimenti irrilevante, quella manciata di conchiglie, che un adulto di solito considera un semplice trastullo, tutt'al più un complemente d'arredo per il tavolino del soggiorno.
Cosa sono le conchiglie? A cosa servono?
Cosa sono le conchiglie? A cosa servono?
Proprio
il genere di domande che metterebbero in imbarazzo qualsiasi
luminare, perchè nessuno possiede una risposta soddisfacente.
Soprattutto per un bambino. Certo, un adulto si accontenterebbe di
sentirsi dire: la conchiglia è una struttura biologica rigida e dura che protegge e sostiene animali a corpo molle e senza scheletro...
Ma
un bambino, no, non si accontenterebbe mai di questa definizione. Lui
intuisce che c'è qualcosa di più, che sfugge a tutti pur restando sempre sulla punta della lingua, lì sulla soglia tra due mondi opposti, qualcosa che è
tremendamente importante poter raggiungere e contemplare.
E
come se il mio ospite mi avesse letto nel pensiero, mi accennò un
sorriso, afferrò un paio di quei nicchi e prese parola: “Le vedi
queste? Faranno tremare a breve università e laboratori, la Scienza
intera tremerà e crollerà, per ergersi nuovamente, più bella e ricca che
mai.”
Mi
avvicinai titubante, per osservare meglio quei piccoli scrigni di sbuffi d'aria contorti, come
se dovessero uscire dai loro gusci dei titanici rettili distruttori
anziché minuscoli molluschi innocui e mollicci.
Erano
lì, inerti, levigate e bucherellate, sul palmo della mano di quel
bimbo.
Ai suoi occhi sembravano armi rivoluzionare, pietre angolari di un mondo nuovo, eppure io non riuscivo a vederci nient'altro che delle conchigliette da quattro soldi, manco buone da vendere al mercatino delle pulci.
Continuò:
”Un bimbo sulla rena che incontra per la prima volta nella sua vita
delle conchiglie.
Conchiglie
spiaggiate per lo più, morte e inerti. Scheletri, case,
rifugi.
Curioso
come esseri che per natura non potrebbero aver nulla a che fare con la terraferma e i suoi abitanti, nascosti in remote
profondità marine, si diano incontro con l'uomo su quella linea di
confine, neutrale, tra mondi antitetici, a
trovare nuovo senso e conforto l'uno nell'altro.
Dove
la terra non riesce a essere terra, perchè è sabbia perenne, dove
l'acqua non riesce a rimanere tale, assorbita dalla sete formidabile
di quei minuscoli grani.
E
lì, su quella striscia di nessuno, su quel filo d'acrobata, il primo
incontro, tra quei regni così vasti e diversi.
Ognuno
diventa inconsapevole messaggero e ambasciatore della propria storia,
delle proprie conquiste e offre all'altro le esperienze e i risultati del suo cammino.
L'uno
offre le sua forme conturbanti, quelle spirali così affilate che si insinuano nel tuo essere, vere e proprie pugnalate al cuore e poi quei colori sgargianti, quelle porcellane e
quegli smalti spiritati, che sembrano vivere di luce propria.
L'altro
invece dona il calore della sua mano che raccoglie, accarezza e protegge, dando nuova vita a quell'osso candido e luminoso gettato sul
bagnasciuga.Offre la luce del suo occhio, la sublime chimica dello
sguardo, il godimento cardiaco nella contemplazione di quel
tempio che accoglie qualsiasi fedele, di qualunque religione.
Vero miracolo di sincretismo.
E'
una dolce, minuscola pax mundi.
Un
proclama di non belligeranza reciproca, ma di mutuo soccorso,
rispetto e apprezzamento.
Sai,
è curioso sapere che queste piccole gioie lucenti del mare se ne
stiano rintanate e rinchiuse in un mondo così irraggiungibile, spesso
nella penombra o nell' assoluta tenebra dei fondali.
Le
loro forme così soavi, quei colori e disegni perfetti, quella
lucentezza formidabile, per chi sono?
Per
se stesse? Per le loro simili?
Irraggiungibili, lucide come porcellane eppure segregate senza raggi di luce, sotto decine e decine di metri di mare, incrostate da minuti organismi che le rendono irriconoscibili,
ammantate e avvolte quasi del tutto dai loro stessi molluschi
variopinti e sgargianti. Quasi come se facessero concorrenza a se
stesse. Che infinito mistero!
I loro decori, i loro riccioli, le loro punte o i loro disegni sono
posizionati, ecco, proprio come in questa ciprea mappa,
sopra di
esse, sulla loro "schiena". Loro stesse non possono
nè apprezzarsi nè vedersi e nemmeno le loro simili, tranne magari quanto ci si arrampicano sopra per accoppiarsi.
Solamente
chi le osserva dall'alto e da una certa distanza può godere appieno delle loro bellezze,
delle loro geometrie e pitture.
Solamente quando le portiamo sulla terraferma, sotto la luce del sole, ci
mostrano tutto il loro splendore.
Un
po' come avviene per le pietre preziose del sottosuolo, curioso non trovate?
Sarà soltanto una coincidenza?
Per non parlare di quella variabilità senza fine di forme, di specie e
sottospecie diverse, varianti e variabili senza fine, come
se vi fosse un elaboratore di geometrie in continuo movimento da
quando esiste il primo oceano, un architetto infaticabile in perenne
creazione e sperimentazione.
Perchè
così tante forme, così tanta variabilità? Non esiste una
risposta, la teoria evoluzionista balbetta dinanzi allo spropositato
numero, non ci sono plausibili motivi ambientali o genetici per
spiegare la miriade di disegni e pennellate, per dare un senso a quelle ali angeliche o a quelle punte aguzze.
Pensate
un po', qual'è quella cosa che la scienza non riuscirà mai a spiegare, a replicare
in laboratorio, a definire? L'arte, ovviamente!
Ecco, abbiamo già la
risposta.
Solo
l'arte può spiegare quell'istallazione monumentale sparsa in
contemporanea per tutte le mostre e i musei dei fondali sottomarini.
Curioso
dunque che una conchiglia per essere ammirata in tutte le sue
caratteristiche, debba uscire dal suo mondo,dalla sua oscurità, un
po' come dalla camera oscura di un fotografo o dallo studio di un pittore.
Il
depresso Darwin rimase senz'altro imbambolato davanti a tale dilemma, tant'è che preferì non occuparsene nemmeno. Un esimio professore universitario di scienze naturali, appassionatissimo di conchiglie, mi rivelò un giorno, pur essendo fervente estimatore di Darwin e con un'intelligenza davvero fuori dal comune, che non esisteva una spiegazione accettabile e plausibile, in termini scientifici, di quel guazzabuglio di tavolozza e scalpello che è il mondo delle conchiglie. Gli costò molto questa ammissione, come se infrangesse tutte le sue certezze, ne parlò sottovoce e malvolentieri, come se avesse timore delle conclusioni a cui era giunto.
Vorrei
persino spingermi a dire che è l'occhio di chi guarda che crea la conchiglia,
con il solo fatto di rivolgerle l' attenzione. D'altronde non
esiste un Io senza un Tu. E'
l'osservatore che genera l'osservato o per lo meno che influisce su
di esso. Un'opera d'arte non esiste senza lo sguardo di chi la
ammira.
Quindi, quando la conchiglia è sbattuta sulla battigia e l'uomo ci
passa a fianco e la raccoglie, quella conchiglia è
totalmente diversa da quella che esisteva poc'anzi in quell'immensità
solitaria, in fondo al mare.
E voi direte: ma allora è la mente dell'uomo che vede simmetria,
armonia e bellezza, non esistono di per sè nella conchiglia!
In
realtà nessuno scienziato sa attualmente spiegare perchè alcune
conchiglie, con le loro spirali, seguono la sequenza di fibonacci o
perchè sembrano prediligere certe geometrie innate, non esiste
genetica o influenza ambientale per queste cose. E' come se ci fosse
una matrice, un disegno. Un' idea, un' ispirazione in ultima analisi.
La
bellezza non è un' invenzione umana, una suggestione della mente, è
una legge della Natura.
Lei stessa ne gode nel ricercarla e produrla.
Anche
la sgargiante coda del pavone è un altro grande enigma scientifico.
Guarda caso un'altra entità universalmente riconosciuta come simbolo di
bellezza, tòh, che strano!
Troppo
ingombrante per avere un'utilità pratica e non essere soltanto un
enorme impiccio, sembrerebbe essere solo un limite e un difetto nei
confronti di eventuali predatori. Possibile
che il pavone rischi continuamente la sua incolumità per ammaliare
le pavonesse?
Anche
la natura e gli animali possiedono un senso estetico! Ma non ditelo a
un professore, vi taccerebbe di eresia!
L'immagine
del bimbo che raccoglie conchiglie sulla spiaggia o che
semplicemente le ammira è universale.
Quale
bimbo non ne verrebbe attratto?
E'
l'adulto che perde il contatto con la Magia.
Il
bambino ha ancora, sino ad un certa età, un cordone ombelicale che lo lega alla Madre del Mondo.
Ma
in fin dei conti anche per gli adulti è così. Quale popolo della
terra conoscete che non le abbia apprezzate, raccolte, trasformate e
tesaurizzate?
Nell'ottocento come ancora oggi i collezionisti di tutto il mondo fanno pazzie per possedere il pezzo unico che manca alla loro raccolta.
Non
stiamo parlando di gusti. E' una cosa innata e radicata dentro di
noi.
Quel
segnale spiraliforme che la conchiglia ci trasmette, senza che ce ne accorgiamo, giunge dritto dritto nel
nostro profondo, sino a quell' elica vivente che è il nostro dna, che immediatamente vibra e risuona all'unisono con quelle consorelle “maggiori”.
Le
conchiglie, in tutti i bimbi e in certi adulti sensibili, solleticano
un senso assopito, una rimembranza di reami perduti, di dimensioni
altre.
Adottando una mera visuale scientifica cosa potremmo dire? Quanto è
lunga e quanto è corta, sezionarla per visionarla
anatomicamente, descriverne la morfologia. E quindi? Cosa avremmo
scoperto? Che vive in un mare caldo oppure freddo, a 5 metri di profondità oppure a 50.
Ma qual'è
l'essenza della conchiglia? L'avremmo forse compresa?
Dobbiamo
fare un passo oltre, non è più una questione di studiare,
osservare, misurare, conoscere.
Dobbiamo
compiere un'operazione invece di RI-CONOSCERE.
Che implica Umiltà.
Riconoscere
significa anche essere RI-CONOSCENTI dinanzi a questi doni meravigliosi.
Un bel grazie ogni tanto va bene, sapete? Poco importa che sia lanciato a vuoto tra le onde o le nuvole!
Riconoscere
che appunto non c'è alcuno scopo utilitaristico, razionale, di
sopravvivenza del fittest, ma è una semplice questione di bellezza,
di creazione, di divertimento e piacere, nostro come di
qualcun'altro, che sta godendo come noi di qui gioielli
della natura!
E'
una questione di godimento, godimento della natura stessa.
Dio
mio, è così banale! Ogni giorno creiamo moltitudini di opere, oggetti e
pensieri, per tendere a un ideale di migliore, di più bello, di più
soddisfacente.
E
non vogliamo ammettere che qualcuno l'abbia fatto prima di noi? O che
lo stia facendo proprio ora, in questo momento, insieme a noi? Come siamo
presuntuosi ed egoisti.
Creiamo
ogni istante qualcosa, che siano sofferenze agli altri o per noi stessi,
fino alle opere più sublimi e non riusciamo ad accettare l'idea che
non siamo gli unici a farlo?
Ci
stiamo avvicinando così tanto, giorno dopo giorno, grazie a scienza
e tecnologia, ad imitare la vita, addirittura a ricrearla ,
trasformarla, modificarla nell'essenza dei suoi codici operativi, nei
suoi software intrinseci, che dovrà ben sorgerci prima o poi questo
dubbio amletico: ma se l'uomo è riuscito a creare la vita, a
plasmarla a sua piacimento, se è riuscito a ricreare un pezzo di
pelle o un intero organo, se è riuscito a creare nuove varietà di
frutta, fiori e verdure, a selezionare( allora non esiste solo la
selezione naturale!) una razza di vacca più produttiva....Ma
allora..forse..forse il medesimo scienziato creatore di ogm, forse
tutto il resto della vita è stato in qualche modo... Creato?!
E'
questo il punto.
Quale
ostacolo mentale ci impedisce di immaginare una creazione originaria(
nel senso artistico del termine!!) che vada a braccetto con una
evidente, nessuno la nega, legge dell'evoluzione?
Non
potrebbe essere stata quest' ultima un eccellente disimpegno divino?
Una sorta di libero arbitrio ante litteram, un espediente voluto per
lasciare la massima libertà e intervenire il meno possibile
nell' immenso gioco della vita?
Un codice inserito nel software per
dare solamente alcune linee guida di fondo, una direzione di massima
e lasciare tutto il resto nelle mani dei partecipanti-giocatori?
Se
vediamo la parola creazione sotto una luce diversa, quella artistica,
ecco che tutto prende un senso diverso.
Allora
siamo dentro un'enorme opera d'arte vivente, una sorta di
complessissimo videogioco, una realtà virtuale con la massima
libertà di movimento.
Bhè,
è una idea vecchia come il mondo, uscita da una delle culture più
raffinate, antiche e sottili: i manoscritti Vedici ci narrano che l'universo venne creato come
enorme campo giochi per le anime.
Creazione
ed evoluzione non sono in antitesi, anzi, vanno a braccetto, come
nella nostre vite.
CREIAMO
CONTINUAMENTE PER EVOLVERCI!
Creazione
ed evoluzione sono una necessarie all'altra!
La
scienza procederà sempre come uno storpio zoppo se non si
ricongiungerà allo spirito.
Lo
spirito si sentirà sempre incompleto e insoddisfatto finchè non
esperirà la carne della materia, toccando, misurando, palpando con
razionalità e precisione ogni cosa, come un bimbo che addenta e
assaggia ogni cosa che gli capiti a tiro.
Non
c'è alcuna differenza, nella dimensione più profonda della realtà,
tra MATEMATICA E ARTE.
Sono
solo linguaggi differenti, codici alternativi.
Gioire
e godere della bellezza di una conchiglia non esclude ammettere che è pura e
semplice matematica portata in "espressione".
OGNI
POESIA, OGNI QUADRO HA LA SUA EQUAZIONE NASCOSTA, DI CUI NEMMENO
L'ARTISTA SOSPETTA NULLA. Ma c'è e c'è sempre stata.
I fiori crescono ovunque, basta innaffiarli a dovere:-)
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