Le
sabbie del Po non sono poi così dissimili da quelle di un deserto,
scoprono e ricoprono, incessantemente, rifiuti e tesori, le une mosse
dai flutti della corrente, le altre dai venti e dalle tempeste. E' un
giocare a nascondino continuo, dove antiche rovine compaiono,
scompaiono e riappaiono, seguendo i capricci di qualche djin del
deserto; noi, sul Po, ci accontentiamo di antichità più modeste ma
altrettanto affascinanti e piene di storia: emergono, ogni tanto,
dalle ghiaie più sottili, delle minuscole cupole, piccole collinette
di terracotta, rimaste sepolte nel letto del fiume per secoli:
aspettano, come una vanitosa conchiglia marina, che qualcuno le giri
e le raccolga per ammirarle.
Chiunque
abbia mai avuto la fortuna di imbattersi in questi lisci seni
d'argilla, avrà scoperto, spero con somma meraviglia, delle vere e
proprie opere d'arte in miniatura, un'esplosione di colori e segni
variopinti. Si tratta infatti, di ciotole, piatti e scodelle che
risalgono al Rinascimento italiano, nel loro piccolo degli autentici
capolavori.
Se
guardiamo le produzioni precedenti, ovvero le monotone (da un mero
punto di vista cromatico) stoviglie romane o del primo medioevo e
quelle successive, ovvero le maioliche del '600 e le porcellane del
'700,per non parlare delle produzioni industriali dell'800 e del
'900, rimarremo stupiti dal declino che via via si osserva: ci
saranno sempre figure e decorazioni ma perderanno
irremediabilmente
quel “carisma” e quel vigore tipici del Rinascimento. Il
procedere dei secoli, con l'avvento di economie commerciali ('600) e
poi industriali('700) ha tranciato via ogni bellezza, tranne che per
una strettissima minoranza di persone, per naufragare verso '800 in produzioni
dove un qualsiasi decoro manuale sarebbe stato un lusso smisurato ed
una perdita di tempo colossale per raggiungere una produzione di
massa. Non c'è scampo, il tempo si lega sempre più
indissolubilmente con il dio denaro, fino ad arrivare all'attuale
piatto bianco (e vuoto, per molti).
L'estro, la vivacità delle tinte e la modernità dei
decori tipici di questo stile particolare, sicuramente di ispirazione
orientale, rimane quindi confinato, grossomodo, tra il '400 e il
'500.
Addirittura,
alcune di queste stoviglie, che spesso erano di banale uso casalingo
e quotidiano, nulla hanno da invidiare all'arte astratta o liberty del XX
secolo. Sono di una modernità impressionante, come spero possiate
comprendere dalla foto sotto riportata.
Solitamente,
in quel mare caldo di chicchi dorati in attesa
di attecchire, si ritrovano solo i fondi delle ciotole e dei piatti,
dove vi è raffigurato il disegno principale e più caratteristico.
Queste
terracotte, dunque, da un lato, quello esterno, sono di un bel color
mattone, lisciate dalle innumerevoli carezze delle correnti fluviali
e da infiniti bagni di sabbia, all'interno invece è un tripudio di
motivi floreali, disegni simbolici e stilizzati, persino volti e
paesaggi, il tutto esaltato da verdi e gialli brillanti, aranci
bruniti, azzurri e viola intensissimi, persino dopo 500 anni.
Infatti
un'altra peculiarità di questi reperti è il fatto che i disegni,
incisi, e i colori, di derivazione minerale, sono protetti da un
sottile strato detto vetrina, una pellicola sottilissima di vetro
fuso che li protegge per secoli e secoli, lasciandoli, sino al
momento del ritrovamento, freschi e brillanti come se fossero stati
appena sfornati.
Chi
avesse la fortuna di possederne anche solo un frammento (ma si trovano anche interi nel mercato antiquario), è come se
avesse fra le mani una stilla del genio di un Leonardo o un Raffaello
perchè persino il più umile artigiano, in quel secolo d'oro, ha
attinto a quella misteriosa forza creatrice di inaudita bellezza e
vigore artistico, come se un misterioso influsso astro-chimico quale
il passaggio di una stella comete o l'esplosione di una super nova
avesse fatto piovere letteralmente dal cielo raggi di inspirazione e
creatività.
Un
periodo dell'umanità davvero benedetto e particolare: godete dunque
di quei frammenti carichi
delle
più alte energie e vibrazioni come di qualcosa di unico ed
irripetibile.
Briciole di bibliografia locale
La Ceramica graffita del rinascimento
tra Po adige e Oglio ,Munarini Michelangelo, 1998,
Belriguardo,Ferrara
Hic Est Bonum Comedere. Stoviglie e
Vettovaglie Rinascimentali di una Guarnigione di Pizzighettone,
Pitcher Passi, Lynn,Pizzighettone,2005
Manerbio: storia e archeologia di un
comune della pianura bresciana
Museo civico, 1995
Ceramiche
della pianura bresciana dal XV al XVIII secolo: tecniche, forme e
decori : il caso di Manerbio e di Remedello Genesio
Beltrami Treccani, Maria Gabriella Mori
Tipolitografia Endi, 2004
Nessun commento:
Posta un commento